Verso le stelle. Lezioni memorabili fuori dai banchi di nebbia.
Perché il libro “Logogenesi”
esordisce con l’immagine, a doppia pagina,
di un immenso cielo stellato?
La risposta è in una lezione memorabile,
una vera lectio magistralis
impartita, nello scorso millennio,
in una birreria di Monaco,
fuori dai banchi di nebbia.
Il ragno crea, per filo e per segno,
dimore visionarie che vanno ben oltre
la sua dimensione.
Talora le costruisce di notte,
sotto la volta del cielo stellato,
tramando fili da sognatore
difficili da immaginare
poiché sfidano le logiche della fisica
e della matematica.
Mi piace pensare che il ragno
segua, a volte, il filo della pazzia.
Il ragno tiene conto del suo peso,
della trasparenza,
della forza del vento,
della flessibilità dei rami,
dei sostegni di appoggio,
del flusso di passaggio di possibili prede,
della resistenza dei suoi tiranti
che gli escono dal cavo orale
come parole che catturano il cuore.
L’opera del ragno
è una tensostruttura coraggiosa,
così come appariva, ai nostri occhi,
lo stadio di Monaco di Baviera,
un gioiello di tecnologia d’avanguardia,
progettato da Frei Otto in occasione
della XX Olimpiade del 1972.
In quel tempo ero a Monaco
insieme a un gruppetto di giovani,
ragazze e ragazzi come me.
Il Professor Giorgio, la nostra guida,
fuori da ogni schema,
era l’unico maggiorenne
e guidava, a modo suo (à ma guise)
oltre che noi,
anche il mitico minibus VW arancione e bianco,
i colori dell’arancia.
Quel breve viaggio
è stato un concentrato di emozioni
e di esperienze memorabili.
Abbiamo visitato il villaggio olimpico
e lo stadio con le sue tensostrutture ardite.
Abbiamo dormito nei sacchi a pelo,
nei giardini di Monaco,
riaprendo gli occhi all’alba,
proprio di fronte ai cartelli di divieto.
Siamo stati “prigionieri”, in visita,
nel campo di concentramento di Dachau.
All’entrata, due parole
tradotte in diverse lingue:
“MAI PIÙ”.
All”uscita eravamo tutti senza parole.
Alla sera ci riuniamo insieme
nella birreria Hofbrauhaus di Monaco,
in un grande tavolo.
Paradossalmente proprio qui, nel 1920,
Hitler tenne il suo primo comizio.
Giorgio, davanti a un boccale da un litro,
si rivolge a tutti noi:
“Ecco ragazzi,
oggi avete visto con i vostri occhi
l’ingegno umano e l’umana miseria.
Oggi avete toccato con mano
il punto più alto che l’uomo può raggiungere
e il punto più basso in cui può sprofondare.”
A volte basta una parola nel momento giusto.
Ripensandoci, quella sera ho compreso
la formula “Y alla n”,
ovvero il bivio continuo tra il bene e il male
e il dovere di puntare sempre verso la luce,
verso le stelle.
Un attimo dopo,
con due salti siamo fuori dal locale,
e scopriamo che Giorgio
si è portato via il boccale come un trofeo.
Una sfida.
Nulla accade per caso.
Viaggiamo di notte per tornare a casa.
Sul passo della Furca,
la vallata del Rodano si distende sullo sfondo
mentre, di fronte a noi, si staglia il ghiacciaio
rischiarato a specchio dalla luna piena,
mirabile unione tra terra e cielo,
tra materia e spirito.
Cosa fa un gruppo di giovani,
beatamente senza cellulare,
in un minibus arancione e bianco
nel cuore della notte?
Parla, scherza
e canta con amore, naturalmente.
A un certo punto, senza dire nulla,
Giorgio accosta il minibus in uno spiazzo,
appoggia la testa sul volante e si addormenta.
“Ssssssshh…
Giorgio dorme…”
Un silenzio irreale,
di rispetto assoluto,
avvolge tutti noi.
Un silenzio di parole impercettibili
bisbigliate all’orecchio,
col suono amico della confidenza
e del sentirsi complici.
Complici di qualche divieto infranto
e di lezioni memorabili,
fuori dai banchi di nebbia.
Dopo mezz’ora, Giorgio si desta,
in perfetta forma,
e si riparte.
Si ricomincia a cantare,
a essere connessi in modo vero
e a vivere come ragni,
creatori di dimensioni impensabili
sul filo del bene e del male
ma sempre orientati,
nelle nostre Imprese, verso le stelle.
Sergio Bianco #logogenesi