Sviluppo del Simbolo nell’architettura
La porta dei leoni a Micene,
il colosso di Rodi,
il papiro dei capitelli egizi,
il leone alato posto sulla colonna
di San Marco, a Venezia…
Il Simbolo entra nell’Architettura
del passato e in quella contemporanea.
L’albero della vita,
creato da Marco Balich per Expo 2015,
riprende un progetto immortale:
la stella a dodici punte
di Piazza Campidoglio, a Roma,
disegnata da Michelangelo nel 1534.
Attraversare quella Piazza
significa immergersi
nella bellezza di un segno senza tempo.
La dimensione ampia del Simbolo
e il materiale in cui è realizzato
sono determinanti.
Il simbolo orizzontale
non è calpestato e offeso
come accade negli zerbini
degli hotel a 5 stelle
gestiti da amministratori maldestri.
Il Simbolo, creato da Michelangelo,
campeggia nel pavimento della piazza
tracciando nuove prospettive visuali
che esaltano gli edifici circostanti.
Il Simbolo è traguardato dal visitatore
che si sente permeato e circondato
dall’armonia del simbolo stesso
entrando a farne parte integrante.
Il simbolo respira profondamente
e trova un nuovo e più ampio sviluppo.
La statua di Prometeo,
che ruba il fuoco a Zeus,
per donarlo agli uomini,
troneggia simbolicamente
al Rockefeller Center di New York.
Il cubo di APPLE sulla Fifth Avenue,
è il simbolo della visione di Steve Jobs.
Sono esempi che mostrano il sottile diaframma
che separa Simbolo e Architettura.
Il Logo non è solo un segno sulla carta
ma vive all’interno della sede dell’Impresa,
valorizza l’accesso in modo indimenticabile,
caratterizza e scandisce i volumi e gli spazi,
gli arredi e le texture,
dalle grandi sale alle finiture più dettagliate.
Il Logo d’Impresa è quindi creato
con una visione architettonica eterna.
Nella potenziale sinergia
tra logo e Architettura,
il Logo può sintetizzare
il piano di un grande Architetto
cogliendo l’anima del suo Progetto-Impresa.
Oppure, viceversa, è l’Architetto
che modula e progetta lo spazio
in funzione del Simbolo,
creato in virtù dei codici della Logogenesi.
Sergio Bianco, Logogenesi