Storytelling di Natale. Sogno di un pezzetto di ferro. Parte 2.
Facendo seguito all’articolo di ieri,
ecco la seconda e ultima puntata
dello Storytelling di Natale
ideato nel 2001 da Stefano Zaccaria
con la mia supervisione letteraria.
L’INCREDIBILE STORIA DI GABRIELE,
PEZZETTO DI FERRO CHE REALIZZÒ
IL PROPRIO SOGNO NELLA MAGICA BOTTEGA
DEGLI INCISORI FIORENTINI.
Seconda parte.
Al cantar del gallo
il pezzetto di ferro si risvegliò,
proprio davanti allo specchio
che il buon Rinaldo utilizzava
per rileggere il testo inciso al contrario.
Con grande stupore il pezzetto di ferro
si vide riflesso come mai era accaduto prima.
C’é qualcosa in me!
C’é qualcosa scritto su di me! Evviva!
Da oggi anche io ho un Nome,
e che bel nome:
Gabriele… Gabriele D’Annunzio.
Mentre Gabriele era preso a festeggiare,
si sentì il rumore dei passi di Rinaldo
che si apprestava ad aprire bottega.
Erano le sette e, come tutte le mattine,
Rinaldo si sedette al tavolo del mestiere,
infilò gli occhiali, impugnò il bulino
e cominciò a lavorare.
Ma guarda un pò,
ero convinto di non aver ancora inciso
questo pezzetto di ferro,
sto proprio invecchiando…
mormorò fra sé Rinaldo.
Poi prese il pezzetto di ferro inciso
e lo ripose accanto alla pressa calcografica,
scuotendo il capo,
preoccupato per la sua memoria.
Rinaldo era intenzionato a montare
il pezzetto di ferro inciso sulla pressa
per stampare i biglietti
da regalare all’amico Gabriele.
Solo per caso lasciò cadere gli occhi
sul calendario ed esclamò:
«Non può essere!
Come ho fatto a dimenticarmi che oggi è Natale!».
In pochi secondi Rinaldo si rivestì,
richiuse la porta e tornò di fretta a casa
dove tutti lo aspettavano
per il pranzo di Natale.
Ancora una volta Gabriele si trovò solo.
Ma nel completo silenzio della bottega,
a un tratto, la pressa calcografica si mise in moto.
Gabriele si spaventò tanto da inciampare
e scivolare tra le maglie della pressa.
Non aver paura, sussurrò la pressa,
il nostro padrone ha bisogno di aiuto,
è troppo vecchio per lavorare da solo.
Ieri Punta Secca
ha inciso sulla tua superficie
il nome dell’amico di Rinaldo.
Oggi tocca a me
stampare i suoi cartoncini da visita.
Quanto vale come poeta non lo so,
però ai biglietti ci tiene moltissimo.
La pressa si mise all’opera,
inchiostrò di smalto nero la superficie incisa
e impresse il Nome sui cartoncini.
Gabriele lesse la sua immagine
come davanti allo specchio,
e pieno d’orgoglio per il risultato,
con voce solenne sentenziò:
Gabriele D’Annunzio, il pezzetto di ferro,
in stampa Gabriele D’Annunzio, il poeta.
L’indomani mattina, giorno di Santo Stefano,
Rinaldo tornò in laboratorio
per stampare i cartoncini promessi all’amico poeta
e con grande stupore li trovò già pronti,
accanto alla pressa.
Brutta cosa la vecchiaia,
disse con tono preoccupato,
è la seconda volta
che mi accade nel giro di poche ore.
Ero convinto di dover ancora stampare il lavoro
quando invece l’ho già bello che fatto.
Prese con cura i cartoncini stampati
e li infilò in una scatolina color senape,
con una piccola testa di unicorno
impressa in rilievo.
La incartò con un foglio di velina,
e la infilò nella tasca della giacca.
Poi, prima di andarsene,
ripulì il pezzetto di ferro
e lo ripose nell’armadio delle incisioni.
Non appena Rinaldo uscì dalla bottega,
Gabriele, il pezzetto di ferro,
si guardò intorno e si accorse,
con immenso piacere,
che accanto a sé
c’erano tanti altri pezzetti di ferro,
tutti quanti incisi da Punta Secca,
il bulino, anzi, il Signor Bulino.
Quanti siete!, esclamò.
Erano veramente tanti.
C’erano principi, contesse, uomini d’affari,
pittori, scultori, poeti e gente comune.
Il pezzetto di ferro,
in arte Gabriele D’’Annunzio,
aveva passato un Natale memorabile.
Aveva ricevuto il regalo più bello:
voleva un Nome
e Punta Secca lo aveva accontentato.
Oggi sono passati molti anni da quel Natale
e Gabriele, il pezzetto di ferro,
è ancora lì, dentro al vecchio armadio,
insieme agli amici di quei giorni
e a tanti altri che, negli anni successivi,
lo hanno raggiunto.
Adesso Rinaldo non c’é più.
Con pazienza ha insegnato
e tramandato la sua Arte.
Così il suo mestiere, oggi,
continua ancora in una bottega
che non è poi tanto distante
da quella che un giorno fu la sua bottega.
FINE
La favola finisce qui
anche se mi piace pensare
che le favole non finiscano mai.
Il dodicesimo codice della Logogenesi
è il racconto, ovvero la capacità del Marchio
di diffondere Visione e valori d’Impresa
attraverso la narrazione.
Sergio Bianco #logogenesi