Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Rotazione, scaramanzia del toro e segni da decifrare

 

Toro-superstizione-fotuna

 

Mi trovo sotto i portici di Piazza San Carlo,
di fronte al Caffè Torino,
fondato nel 1903.

Sul lastricato di pietra,
davanti all’ingresso dello storico locale,
c’è un toro rampante in bronzo
inserito a filo del pavimento.

Quando il sole
filtra tra le arcate della piazza,
il toro risplende di luce.

Nella zona dei genitali del toro
si è formato un avvallamento
concavo, lucido, levigato
causato da un perpetuo girare
delle scarpe dei passanti
proprio in quel punto.

Secondo la tradizione scaramantica,
fare un giro su se stessi,
puntando un piede
sugli attributi del toro,
porta Fortuna.

Dipende.

Quando sono in canoa,
nel mare di Cala dell’Oro
mi piace fermarmi al largo,
puntare la pagaia in verticale nell’acqua
e fare un giro su me stesso.
È un modo di fermarmi e ripartire
apprezzando a 360 gradi
gli orizzonti che si aprono,
la meraviglia e la gratitudine
per quello che mi circonda.

La rotazione su se stessi
e l’osservazione ad angolo giro
è benefica e rigenerativa
come un saltello.

Il saltello è così frequente
nella vita dei bambini!
È una carica energetica immediata.
Il bambino salta e riparte.

Anche nel tennis,
il saltello è energetico:
prelude l’attesa
e la preparazione di ogni colpo.
Il saltello, come Federer insegna,
è la ripartenza necessaria
dopo il punto vittorioso
e soprattutto dopo il punto perduto.

Tornando al nostro toro,
si notano gli atteggiamenti diversi
dei passanti che rivelano così
la loro indole vera:
la timidezza o l’arroganza.

Le persone che, con il piede,
schiacciano il punto
come se stessero spegnendo una cicca,
con il loro gesto prevaricatore
non avranno alcun beneficio.

Diversamente
girare su se stessi
e sentirsi parte del circostante,
è una fortunata ricarica
che si può innescare lì e in altri luoghi.

Il toro, quindi, potrebbe sembrare inutile.
Invece il toro,
in quel contesto cittadino e sociale,
acquista forza
come simbolo collettivo,
come una campana che risuona
all’ora definita dalla comunità,
come una bandiera che sventola
a rappresentare visione e valori comuni.

Ogni persona,
a seconda delle circostanze,
può scegliere se farlo o non farlo,
se partecipare o meno.

Ogni persona può scegliere,
a seconda dei desideri
e delle inclinazioni del momento,
se ruotare in senso orario o antiorario.

Può scegliere,
se non conosce il rito
e vede compiere quel gesto bizzarro,
se incuriosirsi e chiedere, come ho fatto io,
o se ignorarlo.

Come e non cosa.

In conclusione l’importante
è girare con intenzione positiva.
Il toro è quindi un pretesto
per attivare la presenza,
connettersi a 360 gradi,
ricaricarsi in modo benefico
e per vivere
una visione più ampia del circostante.

Sergio Bianco, Logogenesi

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