Robe di Kappa. Dal controluce al vero Simbolo.
Il Simbolo Robe di Kappa
rappresenta la silhouette
di due giovani appoggiati
schiena contro schiena.
La posizione evoca
due lettere K contrapposte,
senza rappresentarle
in modo scolastico.
Le due persone,
uomo e donna,
sono in contatto fisico.
Sono confidenti
al punto di sorreggersi
senza avvertire il bisogno
di guardarsi negli occhi.
È quindi un tipo di sostegno
e di complicità
intima e profonda.
La posa dei due soggetti
è semplice e spontanea.
Può manifestarsi
in contesto di natura,
in vacanza al mare,
sul classico muretto
ma anche in un parco,
in una stazione metropolitana,
in un campo aperto
che stimola gli occhi e la mente
a scrutare lontano.
Il Simbolo Robe di Kappa
nasce nel 1968
da un’intuizione di Maurizio Vitale.
Il Simbolo è tratto da una foto
di Sergio Druetto.
Essendo un controluce,
contrastato in bianco e nero,
conserva l’impronta, i limiti
e la memoria di quell’epoca.
In quei tempi,
parlare di yoga, postura,
consapevolezza del respiro
sarebbe stato come, oggi,
parlare di portali spazio-temporali.
A proposito di temporali,
come un fulmine a ciel sereno,
ecco il particolare
che, nella mia visione,
toglie forza
al Simbolo Robe di Kappa:
gli avambracci.
I due personaggi sono rappresentati
con l’avambraccio depotenziante
che sorregge la testa.
Un avambraccio connesso al capo
e quindi
alla pesantezza del pensiero.
Un avambraccio che genera
due minuscoli e fastidiosi
triangoli negativi
sotto il mento
che si chiudono in stampa
e tolgono armonia
alla composizione.
Inoltre, paradossalmente,
pur essendo un simbolo del 1968,
il segno è tristemente attuale
e assume una connotazione
per quei tempi impensabile:
infatti i due protagonisti
sembra che parlino al cellulare,
ignorandosi.
Un caso emblematico
in cui l’invenzione tecnologica,
che si manifesta in modo
prepotente e invasivo
dopo la creazione del segno,
riesce a distruggerne la magia.
Che fare?
Mi piace pensare che
il simbolo Robe di Kappa,
se fosse rivisto oggi in stile Logogenesi,
manterrebbe certamente
la riconoscibilità dell’impresa,
ovvero le due persone contrapposte,
valutando se sia necessaria
la riconoscibilità
dei sessi maschile e femminile.
È importante, invece,
che i due personaggi contrapposti
siano disarmati da ogni tecnologia,
presente o immaginata,
per conferire valore all’ozio
inteso in senso latino
come negazione del suo contrario:
il negozio.
È importante che il simbolo
trasmetta un senso di rilassamento,
una complicità di sostegno,
un dialogo contemplativo
che allo stato attuale manca.
È proprio
questo sguardo contemplativo,
in equilibrio tra vuoto e pieno
la chiave risolutiva
dell’ipotetico restyling
di questo Simbolo.
Il restyling Logogenesi
è l’evoluzione che determina
il passaggio da foto d’epoca
a vero simbolo,
da controluce noto
a simbolo memorabile
con visione eterna.
Contemplare
significa far entrare la Bellezza
nel Tempio interiore.
Bellezza della Natura,
semplicità,
rilassamento e amore,
schiena contro schiena.
Un minimo e fondamentale
punto di contatto
alle nostre spalle
per volgere sguardo,
respiro e intenzione
verso l’infinito.
Sergio Bianco, Logogenesi