Quindici pianoforti all’unisono: la nota unica di Bach
Per capire la nebbia,
la scenografia dei coni d’ombra,
e la diffusione inesorabile dell’oblio,
basta incrociare i dati Instagram:
Elton John:
2,8 milioni di follower.
Bartolomeo Cristofori:
741 follower nelle citazioni collettive
e 5 follower in un altro spazio
che riporta il suo Nome.
Il quinto follower sono io.
Mi chiedo chi sarebbe Elton
(che peraltro apprezzo)
senza il vecchio Bart.
Ci voleva proprio il genio italiano
per costruire il primo pianoforte.
Bartolomeo Cristofori,
nato a Padova nel 1655,
con il suo fortepiano,
sfodera quel genio
inventando lo strumento
precursore del pianoforte.
Andiamo allo Corte
di un altro Grande.
Federico II il Grande,
Re di Prussia dal 1740,
è stratega militare,
sovrano illuminato
e musicista eccelso.
Federico II
coltiva e promuove
ogni forma di cultura
e accoglie a Corte
menti di spicco nei diversi campi:
matematica, scienza, filosofia
e soprattutto musica.
Il clavicembalo, in quell’epoca,
aveva il limite
del suono uniforme
e si sentiva l’esigenza,
nel mondo musicale,
di modulare la sonorità
tra piano e forte.
Sulla scia di Bartolomeo Cristofori,
Gottfried Silbermann,
esperto costruttore di organi,
si dedica anima e corpo
al perfezionamento
di questo nuovo strumento.
Costruisce quindici pianoforti
custoditi tutti a Potsdam
alla Corte di Federico II.
Una sera di maggio del 1774,
su invito del Re,
Johann Sebastian Bach
entra come una leggenda
in quel salone
e ammira i quindici pianoforti
di Silbermann.
Quello che accade dopo
è nella storia,
nei documenti ufficiali
e nelle fonti dei libri
(Goedel, Escher, Bach,
un’eterna Ghirlanda Brillante
di D.R. Hofstadter)
così come è nella storia
il talento unico di Bach
e la sua capacità di improvvisare
le sue memorabili fughe.
L’articolo di oggi
si concentra
su un momento immaginato.
Non è la realtà
ma mi piace pensare che sia così.
La mano di Bach
tocca ad arte la tastiera
e suona l’accordo primo e unico.
Quindici pianoforti,
vibrano all’unisono
ed entrano in risonanza
con la nota dettata dal Maestro.
In risonanza con quella nota,
con quella vibrazione,
con quella frequenza 432.
Quindici pianoforti, il Re e Bach.
Nulla di più e nulla di meno.
Allo stesso modo,
nel dominio Logogenesi,
il Simbolo creato ad Arte
squarcia la nebbia dell’oblio,
risuona nell’aria del circostante
e nell’acqua
che compone ogni essere.
La comunità
risuona all’unisono
nei gesti semplici,
nelle intenzioni pure
e nei simboli evolutivi
che diventano
sinfonie di una nota sola.
Sergio Bianco, Logogenesi
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