Pietra volante scagliata dagli Dei. Càpita o catapulta?
Le armi, nel corso dei secoli,
hanno cambiato forma,
dimensione e capacità distruttiva.
In ogni epoca, al loro esordio,
le nuove armi
hanno sempre avuto un alone magico.
Immagino lo stupore,
misto a sgomento e paura,
nel vedersi arrivare,
per la prima volta,
un enorme macigno sulla testa.
Qualcuno avrà pensato
a un meteorite piovuto dal cielo,
oppure lanciato da un gigante
con forza sovrannaturale
oppure scagliato da Zeus,
in quel momento a corto di fulmini,
per indurre il popolo a fare più sacrifici.
Càpita.
E mentre gli uomini,
in preda alla paura,
cercavano le ragioni più disparate
per giustificare quel macigno
ci sarà stato qualcuno
che avrà guardato leggermente oltre
per scoprire un fenomeno
che nessuno poteva mai immaginare:
catapulta.
E dietro la catapulta,
con la sua meccanica
diabolica e raffinata,
sempre lui,
l’uomo,
capace di aguzzare l’ingegno
oltre i confini del bene e del male.
Pier Luigi Ighina (1908 – 2004),
scienziato sconsiderato
(mai preso in seria considerazione)
affermava di essere stato assistente di Marconi.
Nel suo laboratorio di Imola
aveva costruito un macchinario
capace di influenzare le condizioni atmosferiche.
Ighina era una sorta di alchimista
che trasformava il cielo plumbeo
in squarci di azzurro prezioso come l’oro.
Grazie a un modello particolare di elica
che aveva installato in giardino
egli poteva mitigare una tempesta
facendo tornare il sereno.
Al tempo stesso, Ighina da Imola
poteva addensare le nubi
e generare la pioggia in tempo di siccità.
Sconsiderato da tutti, come dicevo,
eccetto che dai bambini delle scuole
che andavano in visita e applaudivano
ogni volta che, immancabilmente,
quel bizzarro signore metteva in moto la sua elica
e faceva apparire il sereno.
Per chi lo desidera
c’è un video commovente
in cui lo scienziato Ighina,
ormai novantenne,
senza denti
e senza possibilità di farsi una dentiera,
spiega con parole dal suono non limpido
il senso della sua invenzione.
Il reporter autore del servizio,
con parole estremamente chiare
traduce per lo spettatore
il metodo e la tecnica usati da Ighina.
Ogni invenzione, come sappiamo,
a seconda del modo in cui viene utilizzata,
può portare benessere alla comunità
ma può anche trasformarsi, purtroppo,
in un’arma micidiale.
Nella mia visione,
nella mia semplice intuizione
che non posso provare in modo scientifico,
c’è la possibilità di creare siccità,
forti piogge, grandinate distruttive,
terremoti della scala di intensità desiderata
e perfino fulmini
che arrivano a colpire un preciso bersaglio
come saette di Zeus.
Se tale ipotesi fosse vera,
queste nuove armi sarebbero il mezzo e il modo
per influenzare l’economia,
mettere in ginocchio una regione florida
o uno stato,
annientare la concorrenza,
imporre nuovi prodotti
a vantaggio esclusivo
di chi ha lanciato il sasso.
Se tale ipotesi fosse vera,
i disastri progressivi,
programmabili
come ora temporale
e come intensità distruttiva,
sarebbero utili
anche per condurre trattative di ricatto.
In conclusione,
in presenza di macigni
che ci piovono sulla testa,
siete liberi di scegliere
la motivazione misteriosa
che sta all’origine di questo fenomeno.
In tempi antichi,
i sacerdoti che conoscevano
il fenomeno dell’eclissi
chiedevano al popolo enormi sacrifici
per far riapparire il sole.
E il sole tornava a rischiarare tutti,
gli ingannatori e gli ingannati.
La conoscenza profonda
nel dominio dei simboli
mi consente di osservare i fenomeni
da diverse angolazioni.
La visione dronica,
termine da me inventato,
significa guardare il labirinto dall’alto
decifrare lo schema costruttivo
e individuare al volo la via d’uscita.
Chi ha scagliato la pietra
non è senza peccato
ma è senza cervello
chi non vede la catapulta.
Sergio Bianco #Logogenesi
La nanotecnologia, se impiegata in modo irresponsabile e per scopi maligni è come un macigno che incombe sull’umanità. Ogni invenzione, nel bene e nel male, può portare al progresso benefico o alla distruzione. Occorre quindi andare oltre il sasso e chiedersi chi governa la catapulta.