Dal piano al solido, è un’evoluzione mentale.
Il pallone di cuoio tradizionale,
il mitico pallone bianco e nero,
è composto da venti esagoni
e dodici pentagoni.
Nello scorso millennio,
quando mio figlio
era un mini-calciatore del Camogli,
dopo un allenamento
il pallone si è rotto.
Allora lo abbiamo aperto del tutto
e risvoltato
per vedere come era composto.
Quindi abbiamo ricostruito il disegno
con programmi vettoriali.
Divertente scoprire
il passaggio dalla superficie piana alla sfera.
D’altronde è sufficiente
costruire un poligono
con 24 lati per avere già
l’impressione del cerchio.
Ecco una foto di Man Ray.
La donna ritratta
osserva e tiene, nella mano guantata,
una sfera semitrasparente
posta accanto ad un solido
costruito in modo da evocare la sfera.
Sulla cover del libro di Man Ray
ho appoggiato
il pentagono numero 12
del nostro pallone di cuoio.
Nell’opera “De Divina proportione“,
Luca Pacioli ha mostrato
le molteplici possibilità compositive
sulla base dei poligoni con più lati.
Leonardo da Vinci
ha illustrato questa opera
disegnando solidi, prima semplici
e poi sempre più elaborati
e complessi.
Tali solidi, ricostruiti in legno,
sono custoditi e visibili
nel Museo Leonardiano di Vinci.
E l’architettura?
La cupola geodetica
è una struttura emisferica
estremamente solida e resistente
costruita grazie all’assemblaggio
di figure piane.
Siamo passati
da un bambino che gioca a calcio
e rompe il pallone,
alla fotografia di Man Ray,
da Leonardo da Vinci
ai moduli base delle cupole.
Il passaggio da piano a solido,
nella mia visione,
è soprattutto un’evoluzione mentale.
Per questo motivo mi piace pensare
che Logogenesi,
anche grazie all’arte del gioco,
debba essere insegnata negli asili.