Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

La pesca di Pelizza da Volpedo e la penisola del tesoro.

 

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Il nocciolo di questo articolo
è un nocciolo di pesca
colto nella “penisola del tesoro”.

Non certo una pesca
spacciata come tale dalle multinazionali…
Bensì una pesca italiana doc:
la pesca di Volpedo.

Mi piace pensare che,
nell’anno 1901,
quando Giuseppe Pelizza inizia a dipingere
la sua opera più celebre, “Il quarto stato”
abbia avuto di fronte una tela bianca
formato cm 545 x 293
e un cesto di pesche di Volpedo appena colte.

Tra la tela bianca e il quadro completo
c’è sempre un viaggio.
Raccontare questo viaggio,
oppure semplicemente immaginarlo,
a volte, è ancora più interessante
dell’ammirare il quadro finito.

Picasso, ad esempio,
nel viaggio di Guernica,
prima di dipingere la disperazione lacerante
resta per giorni
di fronte all’enorme tela bianca
con dipinto unicamente il fiore.

Conosco bene questi viaggi
perchè li ho vissuti sulla mia pelle
nei quadri che ho dipinto
e nei simboli che ho creato.
Sono viaggi dalla tela alla luna,
come direbbe Giulio Verne
parafrasando se stesso.

Tornando al nocciolo della questione,
di fronte alla grande tela bianca.
Pelizza avrebbe potuto dipingere
una natura morta,
una natura silente,
ma Lui, Pelizza da Volpedo,
compie un gesto pittorico trascendente:
inserisce la pesca, anima della sua terra,
nel fulcro visivo del quadro.
La inserisce nella sua essenza cromatica.
Dipinto con colori tenui e leggeri,
“il quarto stato”, la marcia dei lavoratori,
acquista così un fulcro visivo magnetico:
il gilet dell’uomo con la barba
che sembra guidare il gruppo.
Quel gilet non è solo color pesca
ma contiene anche il velluto
del mantello avvolgente della pesca,
la sua satinata opacità
intrisa di patina bianca,
la delicatezza materica della buccia
e perfino il profumo del frutto maturo.
La linea dell’orizzonte leggermente incurvata
che appare nella parte superiore del quadro
conferisce all’insieme l’autorevolezza
del messaggio universale.
Questo particolare della linea curva,
traslato nel dominio dei Simboli,
è Logogenesi pura.
Il gilet dipinto di rosso diventa centro del quadro
e la pesca di Volpedo
si posiziona al centro del mondo.

In questo modo,
Pelizza non dipinge solo un quadro politico.
Traccia la rotta economica,
turistica e commerciale del futuro.
Suggerisce un percorso trasversale e genuino
che unisce arte e natura,
territori e ricchezza
della penisola del tesoro.

In conclusione c’è un filo rosso
che collega gli alberi di pesche di Volpedo
con Piazza del Duomo, a Milano,
prima dell’ingresso al Museo del Novecento,
dove tutti possono visitare gratuitamente
“Il quarto stato”,
opera dell’ingegno e della cultura italiana.

Sergio Bianco, Logogenesi

 

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