Parigi. Grand Palais. Nascita e rinascita di Mirò.
Mostra di Mirò al Grand Palais di Parigi,
dal 3 ottobre 2018 al 4 febbraio 2019.
Appunti di viaggio.
Osservazioni senza tempo di una mostra
esplorata a Parigi alcuni anni fa.
Mirò nasce a Barcellona il 20 aprile 1893
e muore, per così dire,
il 25 dicembre 1983, a Palma di Maiorca.
Nascita e rinascita
sono sancite dagli stessi numeri
con un semplice scambio di posto:
il numero otto
prende il posto del nove.
Mirò rinasce il 25 dicembre,
giorno della nascita di Gesù-bambino.
Questo spiega il rispetto venerabile
dei visitatori, Re e pastori che,
intimoriti dagli spazi austeri
del Grand Palais di Parigi
e dalla fama dell’artista,
si inchinano
di fronte all’opera di un bambino
che ha avuto semplicemente il merito
di restare tale.
Gli stessi visitatori, ne sono certo,
guarderebbero in ben altro modo
questi capolavori
se i disegni originali di Mirò,
per un soffio del destino,
fossero appesi, con puntine colorate,
vicino alla lavagna
oppure appoggiati, a caso,
sui banchi di nebbia
della Scuola Elementare Watson.
La cover del libro della Mostra di Mirò
è una macchia di colore blu intenso
accompagnata dalla scritta calligrafica
“ceci est la couleur de mes reves”
(questo è il colore dei miei sogni).
L’originale, da cui la copertina è tratta,
è una piccola tela dal fondo bianco,
esposta nel terzo salone.
Quel quadro è una letterina di Natale,
il desiderio che un bambino, in pigiama,
scrive prima di andare a dormire.
Quel desiderio cosi fragile e delicato,
nella sala successiva,
diventa realtà con una determinazione
e una forza espressiva prorompente.
Lì, capisci che Mirò, quando gioca non scherza,
come tutti i bambini eterni che si rispettano.
Mirò-bambino entra nella bottega di belle arti
e non chiede i soliti fogli da disegno.
Spunta appena con la testa, dal bancone,
e chiede una tela di 95.850 centimetri quadri.
“Anzi – dice Mirò-bambino, ne voglio tre.”
Queste tre tele monumentali,
formato cm 355×270
(una leggermente inferiore)
intitolate BLU I, BLU II e BLU III
ti avvolgono in modo tale
che non sai se stai entrando nel mare,
se stai entrando nel cielo
o se stai entrando nel sogno.
Le tre opere sono dipinte nel 1961.
Questo numero, oggi,
viene letto dal visitatore in un attimo.
Mirò, invece, quel numero lo ha letto in un anno
e ha avuto certamente il tempo per riflettere
che 1961 è un anno palindromo
e capovolgibile anche in senso visivo.
Nella mia visione,
connessa al Metodo Logogenesi,
mi piace pensare che nasca proprio
da questa prospettiva a 360 gradi
il desiderio dell’Artista
di perdere l’orientamento,
di sprofondare nell’oceano,
di volare nel blu,
di sdraiarsi idealmente su un prato pittorico
con la carrozza di Mab sulla punta del naso
ad ammirare la volta celeste.
La volta celeste
che Mirò-bambino ammirò.
Sergio Bianco #logogenesi
Sergio, Sergio,
tu sei riuscito a restare bambino “pure crescendo”,
io per restare bambino ho dovuto “pure restare piccolino”.
Risultato, per arrivare alle stelle devo fare salti più alti e quando ci riesco ti trovo già lì con una centrifuga di verdure appena preparata.
Eterno fanciullo, spirito giocoso e il desiderio di esplorare l’infinito.
“E a ogni modo dà un segno, un suono, un colore, a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta.” Il fanciullino. Pascoli.