Lectio magistralis di Renzo Piano a Camogli.
Appunti di viaggio.
Giovedì 6 settembre 2018,
il Festival della Comunicazione,
giunto alla quinta edizione,
apre con la lectio magistralis di Renzo Piano.
Il tema è la Visione.
Il Teatro Sociale di Camogli,
sede di questo primo evento,
è al completo e non riesco a entrare.
Perfetto.
Non insisto.
Ci sarà un motivo.
Sento che è così.
Vado nella piazzetta sul mare di Camogli
dove, gli organizzatori,
hanno allestito un maxi-schermo
per consentire a tutti di seguire l’intervento.
L’Architetto Piano ha un Nome ideale
per la sua missione e il suo essere.
Piano significa progetto intelligente,
opera dell’ingegno.
Piano significa alla giusta velocità,
nel tempo opportuno
ma con la dovuta riflessione.
Piano evoca la musica.
Il piano, per chi lo ascolta
e per chi lo sa suonare
è strumento ammaliante a coda di sirena.
Piano evoca l’accordo
dei tasti bianchi e dei neri,
il positivo e il negativo insieme:
88 tasti per creare musica infinita.
Piano è connesso al cambiamento,
all’accelerazione meditata,
allo scatto, all’evoluzione necessaria.
Renzo Piano, oggi,
parla di un argomento che mi sta a cuore,
armoniosamente connesso al Metodo Logogenesi.
Renzo Piano parla della Bellezza.
Nella sua visione,
la Bellezza non è fine a sé stessa,
come una qualità esteriore ed effimera
richiesta dalla pubblicità ingannatrice.
La bellezza, nel significato vero e profondo,
è sempre connessa al benessere collettivo,
al beneficio della comunità,
alla bontà a vantaggio di tutti.
Una bella idea.
Una bella persona.
Una bella opportunità.
Una bella visione del mondo.
Come ho scritto in un articolo, alcuni giorni fa,
la Bellezza è assoluta
poiché, quando si afferma,
non provoca dolore o sconfitta
come accade con un vincitore
che decreta automaticamente il perdente.
La bellezza, quando vince,
si dimostra a beneficio di tutti.
L’Architetto Piano
proietta sullo schermo la mappa di Genova.
Un città che appare, a suo dire, come una nave.
Egli parla con emozione del ponte crollato
e di una possibile prospettiva di cambio,
di rivincita, di unione
per rinsaldare il legame tra levante e ponente,
il legame tra persone tragicamente scomparse,
il legame tra anime, ora, ferite
ma domani ancora più forti perchè COESE.
Egli parla, per sua esperienza,
dei cantieri come luoghi di pace,
sorti magari, come in Germania,
dopo il crollo del muro.
Cantieri come unione di persone
protese verso un ideale,
la ricostruzione del futuro
riedificando e riqualificando ciò che esiste,
senza estendersi oltre.
In questo momento, con queste parole,
è lui, Renzo Primo, il vero Pontefice,
autentico creatore di ponti
in senso spirituale e progettuale.
Poi avviene la rivelazione.
L’Architetto Piano, una dietro l’altra,
proietta immagini del nostro mare.
Il mare,
per una terra come la Liguria,
affacciata a sud,
riflette e riverbera luce.
È questo il segreto della bellezza:
la luce.
È su queste immagini
di mare, di sole e di infinito,
che Renzo Piano,
con voce autentica, parla della Bellezza.
Una bellezza così generosa e comune
perchè a tutti accessibile.
Quella Bellezza che,
nel lavoro quotidiano
e nei gesti compiuti con amore e conoscenza,
può salvare il mondo.
Solo ora capisco la perfezione
dell’imperfetto,
la perfezione dell’inconveniente,
la perfezione del cambiamento
e la perfezione della tragedia e del dolore
così difficili da accettare.
È come se entrassi, idealmente,
nel piccolo punto bianco
che si staglia nel nero
della simbologia yin-yang
contrapposto a una visione uguale e contraria.
La Visione.
Le persone a Teatro non vedono il mare.
Non lo possono vedere.
Le persone vicino a me
guardano il mare
attraverso le foto proiettate sul maxi schermo.
Io ascolto la voce di Renzo Piano
e volgo lo sguardo oltre lo schermo piatto,
verso il mare vero.
La Visione.
Ecco perchè a Teatro non c’era posto per me.
Sergio Bianco #logogenesi