Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

L’Arte del cambio nella bici del fornaio contemporaneo.

 

apricale-fornaio

 

Un giorno, per cinquantamila lire,
ho comprato una bici da fornaio.
Bellissima.
Quando l’ho presa in mano
mi sono reso conto che era molto pesante
e ho capito che, con quella bici,
non avrei potuto fare agevolmente,
dopo le discese ardite,
le risalite tipiche della Liguria.

Perché?
Perché quella bici di altri tempi
pesava troppo e non aveva il cambio.

Allora ho preso la bici da fornaio
e l’ho posteggiata
sulla punta di un campanile.

Interessante paradosso:
un cambio di utilizzo
generato dall’assenza di cambio.

Ho fatto questo nell’anno duemila,
in occasione della mia mostra
“La forza della non gravità”
al Castello della Lucertola.

La bici è ancorà là, svettante,
sulla punta del campanile di Apricale,
incoronato tra i borghi più belli d’Italia.
In questi anni la bici ha incuriosito e ispirato
viaggiatori, turisti , esploratori, fotografi,
poeti e narratori che, in modi differenti,
ne hanno tratto spunto per le loro fantasie.

La bici è posizionata
circa tre metri prima della sommità
per un senso di rispetto,
per ricordare che il punto di arrivo
è nulla se paragonato
all’entusiasmante percorso
e perché la gravità
è una legge che è possibile
e perfino doveroso infrangere.

Oggi ho fatto il pane.
Ogni settimana si compie questo rito.
Impasto con le mie mani la farina giusta,
poi lascio lievitare per qualche ora,
quindi impasto di nuovo
e infine metto nel forno.

Si impasta in senso antiorario:
c’è sempre un senso
nei Simboli e nelle cose normali e quotidiane.

Quando il pane è pronto,
l’ambiente è permeato
da un profumo fragrante.

La prima fetta è per i “celesti volieri“.

Gli antichi greci
facevano sacrifici agli Dei
(sacrificio = fare cosa sacra)
per propiziare la loro protezione
prima di un viaggio.

Nella mia visione il pane è quotidiano
e ogni giorno è un viaggio
sotto la protezione dei celesti volieri.

Il fornaio contemporaneo
vola su bici tecnologiche e leggere,
impasta la tradizione con la scienza,
il passato con il futuro.
Egli conosce l’Arte del cambio,
è essenzialmente e minimamente connesso
e cerca soprattutto il contatto vero
con l’interno più profondo dell’anima.

Giunge lì attraverso il sogno.
Nulla deve infrangere
l’equilibrio della ghiandola pineale
e del nostro perfetto dna.

Il fornaio contemporaneo
è un solitario che esce dal mazzo
per oziare in senso latino.

Ha pochi amici veri:
i suoi follower si definiscono complici
e si scambiano i trucchi
per svelare l’inganno della paura,
per fermare o rallentare il tempo,
pedalando semplicemente al contrario.

Il fornaio contemporaneo
si sveglia prima dell’alba
perché ha compreso che, quelle prime ore,
sono connesse allo spazio,
all’anticipo,
alla tranquillità,
alla lenta velocità,
alla veloce lentezza,
al silenzio,
al mondo puro
e all’illusione di essere liberi.

Alberibelli è il motto
che esprime questa filosofia di vita.

Sergio Bianco

Un pensiero riguardo “L’Arte del cambio nella bici del fornaio contemporaneo.”

  1. Nicola Pisani ha detto:

    L’arte del fornaio plasma l’impasto fino a creare il pane. In modo analogo, Logogenesi plasma idee e segni, trasformando la materia prima in un simbolo significativo per l’Impresa e nutriente per l’anima.

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