LAIKA. Il primo cane nello spazio ha una nuova missione.
Ho qualche difficoltà
con la comprensione dell’inglese.
In particolare, non riesco a capire
una semplice parola
di quattro lettere
composta da una vocale
e tre consonanti.
È un termine che compare
in innumerevoli canzoni,
senza una particolare necessità.
Nella poesia quel termine non appare mai.
Nella pittura, mai.
Nel teatro, raramente
Nella lirica, mai.
Nelle forme d’arte
e nelle opere dell’ingegno, mai.
Nella letteratura, non mi risulta.
Eppure, nella musica,
come un’erbaccia infestante,
quel termine compare con insistenza,
col suo significato
di superiorità e sottomissione.
La parolina subdola
si pronuncia in modo mutevole e ambiguo,
storpiando la pronuncia
in modo irritante.
Già ai tempi di Armstrong,
quella parola
poteva a stento essere sopportata
visto il valore
attribuito alla donna di quei tempi.
Ma, ai giorni nostri,
insistere con questa parola
è offensivo nei confronti delle donne
e degli uomini che rispettano
il meraviglioso equilibrio
tra universo maschile e femminile.
In conclusione,
come avviene per i prodotti alimentari
che non contengono GLUTINE,
le canzoni e i concerti
in cui la parola di 4 lettere
non viene pronunciata,
dovrebbero essere classificati
e riconosciuti come
BABY FREE.
Sembra proprio che la decisione,
(in latino significa tagliare, recidere)
il digiuno terapeutico
dei simboli e delle parole depotenzianti,
siano alla base di una splendente cultura
di benessere e di bellezza
che parte magari dalle piccole cose:
un mondo musicale senza “baby”.
E poi,
se qualche compositore di canzoni
fosse a corto di idee
e non trovasse versi diversi
nella sua vena poetica,
suggerisco di sostituire
la parolina incriminata con “LAIKA”
in onore del primo cane
che, nel 1957,
a bordo dello Sputnik 2,
ha esplorato lo spazio,
in missione speciale,
divertendosi ad osservare
i comportamenti umani dall’alto.