Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

La Cialdina che non riesce a persuadere chi ama la moka.

 

Caffettiera-moka-Cialdini

 

Robert Cialdini,
autore del best seller
“Le armi della persuasione”
non c’entra nulla con questo articolo.
Infatti qui si parla di cialdine
e non di Cialdini.

Quale è il segreto della cialdina?
Come ha fatto a persuadere,
tante persone ad acquistarla ?

Prendi un attore che buca lo schermo.
Ingaggialo con un assegno in bianco.
Crea una serie di spot emozionali
diretti da un regista illuminato.

Con queste premesse e promesse,
qualsiasi prodotto
può diventare desiderabile,
anche una cialdina.

Una cialdina
che pretende di sostituire
il rito del caffè
creato con la caffettiera ottagonale.

La forma ottagonale della moka
ti connette alla fonte battesimale,
alla celebrazione del rito,
al mistero divino della nascita
che, trattandosi di caffè,
diventa rinascita.

Il suono che sgorga
dalla moka è musica sinfonica
che pervade l’aria del mattino.
Diversamente,
il suono della macchina del caffè,
con la sua cialdina d’ordinanza,
è freddo, stentato, meccanico,
capriccioso e impotente
come il rumore di un motorino
lanciato a stecca
nella salita del Pordoi.

L’altro aspetto è la complicità.
La caffettiera ottagonale
si stringe o si fa stringere.

Nel gioco illusorio
di energia maschile e femminile,
la scarsa utilità dell’uomo-Marte,
trova senso
nell’unica azione domestica
che lo fa riscoprire eroe
agli occhi della donna-Venere:
stringere la caffettiera.

Stringere la caffettiera
o svitarla dalla stretta fatale
non ha importanza.
Quello che conta
è la richiesta di aiuto,
un desiderio condiviso di partecipazione.

Che differenza c’è tra un giro di valzer
tra persone che si amano
e la richiesta
di stringere la caffettiera?
Nessuna.

I guru della pubblicità,
conoscendo perfettamente
i limiti del loro sterile prodotto,
la cialdina,
parlano di esperienza sensoriale
proprio per evitare
che qualcuno sveglio,
difficile da persuadere,
contemplatore di alberibelli,
li metta a confronto proprio su quel livello
in cui loro, i cialdiniani,
si dimostrano più deboli:
il piano sensoriale.

La caffettiera ottagonale
conserva la memoria di ogni frase,
grazie alle parabole ottagonali
disposte ad angolo giro,
dal micro al macrocosmo.
Otto è il numero dell’infinito.
Otto specchi ad angolo giro
riflettono immagini e racconti
di vita quotidiana.

La caffettiera ottagonale
si carica ad arte.
La caffettiera ottagonale
crea l’attesa,
sfaccettata come un diamante, per sempre.

Se ti dimentichi di Lei,
la tradisci e la lasci sul fuoco,
la pagherai cara.
Dovrai donarle un nuovo anello matrimoniale:
la fede della guarnizione.
Se sei puntuale ti darà gioia e calore.
La caffettiera ottagonale
genera la divisione del bene
in parti uguali.
Suono unico ed elisir diviso in parti eque.

Inutile, quindi, parlare di esperienza sensoriale
quando il confronto tra moka e cialdina
è impari e scontato.
Scontato come la vittoria di Davide,
creatore di fionde calibrate e impeccabili
contro quel gigantesco patatone di Golia.

In conclusione,
mi piace e dispiace pensare
che la disgregazione della famiglia italiana,
esagerando ma non troppo,
sia causata anche dalla cialdina,
dal suono stentato,
capriccioso e impotente
di quel motorino a stecca
sulla salita del Pordoi.
Una cialdina impossibile da essere stretta,
condivisa e amata
come un giro di valzer, in cucina,
che non hai più tempo di danzare.

Sergio Bianco, #logogenesi

 

 

2 pensieri riguardo “La Cialdina che non riesce a persuadere chi ama la moka.”

  1. Valentina ha detto:

    La caffettiera come gemma ottagonale, il castel s Angelo del lessico familiare!
    Ma anche la sorpresa del caffè che misteriosamente a volte è buono a volte no..
    Chissà se il fondo del caffè della cialdina è ha la Capacità di predire un futuro…

  2. M⚓️rco ha detto:

    Adoro leggerti
    A quando un articolo sulle capsule ?
    M. S.

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