Infilare le sfumature dei simboli nella pipa di Magritte.
La sfumatura,
nella tecnica pittorica,
è un passaggio graduale
da un colore ad un altro.
Questa è la definizione
che appare
nel dizionario Treccani.
Nella tecnica del disegno,
la sfumatura è l’arte
di rendere meno netti,
definiti e precisi
i contorni di figure e oggetti
per esprimere
un senso di lontananza,
di diversa messa a fuoco
e di movimento.
In musica, la sfumatura
è il passaggio progressivo
da una nota all’altra.
Nel linguaggio parlato o recitato,
la sfumatura traduce graduali
intonazioni della voce:
l’espressività del suono.
La sfumatura si manifesta,
“figarescamente”,
nel taglio scalato dei capelli,
nella sottigliezza
di un ragionamento arguto,
nella percezione colta
di una differenza minima
ma significativa.
La sfumatura
è presente in Natura,
nelle meraviglie del mondo
animale e vegetale.
A dicembre,
nella piazzetta sul mare
di Borgio Verezzi,
ogni persona rimane incantata
di fronte alle sfumature magiche
del tramonto.
Come è possibile
essere contrari
al fascino della sfumatura?
Come è possibile
essere contrari all’intelligenza
di una mediazione fluida
visiva e sensoriale?
Ebbene, il Metodo Logogenesi,
afferma che, nel dominio dei simboli,
la sfumatura è depotenziante
e sconsiglia vivamente di utilizzarla.
Nelle 432 pagine del libro maestro
sono spiegate le ragioni
per cui Logogenesi,
le sfumature le infila direttamente
nella pipa di Magritte.
Sergio Bianco #logogenesi