Il posizionamento perfetto, a volte è nel posto sbagliato.
Il posizionamento perfetto
per un libro, a volte, non è nella libreria.
Un libro riposto a scaffale
riduce la sua visibilità al dorso
ed è facile che sia dimenticato.
Quando i miei figli erano piccoli
estraevo a rotazione, dalle librerie di casa,
volumi di vario genere
in modo che loro potessero trovare l’oro.
Il disordine era mio complice.
Il posto sbagliato
era il posizionamento perfetto.
Picasso sul divano,
le pere di Cezanne sul tavolo della cucina,
Airone (leggi di natura) sulla scrivania,
Lupo Alberto nell’amaca,
gli impressionisti dal camino,
Escher vicino ai tasti del pianoforte,
Mirò praticamente ovunque,
Calder dal secchiello dei lego
o appeso al lampadario.
Un disordine artistico
che ha generato familiarità verso l’Arte.
la natura e la Bellezza.
A volte, aspettando lo scuolabus
facevamo i commenti su Magritte
o sul codice ovvio di Munari.
Senza esagerare:
due minuti e poi, ecco il pulmino…
La televisione?
Sì, c’era anche quella, nel sottoscala.
In caso di finale di coppa del mondo
o altro programma degno di nota,
la tiravamo fuori,
con notevole impegno,
per poi rinchiuderla, dopo l’uso,
nuovamente nel sottoscala, al buio.
In questa bizzarra
strategia di posizionamento,
il vocabolario era nel bagno,
vicino a dentifricio e spazzolini.
Non solo.
Il classico Devoto-Oli,
celava la sua seriosa copertina
(Pantone 118 verde-ospedale)
per sfoggiare una cover più appetitosa
rifasciata da un disegno
di Emanuele Luzzati.
Nella pagina interna
del vocabolario così travestito,
un messaggio scritto a pastello rosso:
“Ogni sera, prima di lavarvi i denti,
imparate una parola nuova,
è divertente…”
Oggi ho parlato del posizionamento,
e dell’arte del gioco
intesi come pratica per comprendere
le naturali inclinazioni
che si manifestano per affinità o per contrasto.
Magari il segreto
è fare o dire le cose sbagliate al momento giusto,
creando le varianti
che innescano l’Attenzione.