Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Gesti e Simboli consapevoli possono cambiare il mondo

 

namaste-mani-saluto-gesti-logogenesi

 

Namasté è un saluto
di origine indiana
in cui le persone non si toccano
ma sono le anime a toccarsi.

Namasté è un saluto verbale
e soprattutto gestuale.
È un saluto di incontro,
di commiato,
di riconoscenza
e di ringraziamento.

Nel Namastè,
si uniscono le mani
palmo contro palmo,
giunte come nella preghiera.
Le mani si allineano in verticale,
nella parte centrale del corpo,
in corrispondenza del cuore
e si compie un leggero inchino
nella direzione della persona
alla quale è rivolto il saluto.

Per capire il senso profondo
e la sensazione intima
che si prova
praticando questo saluto,
occorre provarlo almeno una volta.

Nulla a che vedere
con la stretta di mano.

La stretta di mano
sembra un gesto alla pari
ma non è così.

Nella stretta di mano
si scopre il carattere delle persone,
carattere che si rivela
dall’energia impressa,
dalla trattenuta a sé,
dalla distanza,
dal ritmo del gesto,
dall’oscillazione del braccio,
dalla rigidità del movimento
ma anche
dalla leggera torsione della mano
che può imprimere,
in modo consapevole o inconscio,
sicurezza,
fiducia
ma anche un senso
di prevaricazione
e di dominio.

Nella mia visione
il saluto Namastè è puro.

Difficile sia inquinato
da sentimenti negativi.
In quei secondi
in cui si manifesta e si pratica,
non può nascondere doppi sensi
o messaggi diversi
da quello del rispetto
e della gratitudine.

La cultura orientale
coltiva aspetti nobili e sottili
che è interessante conoscere
e, in certi casi, applicare.

Nel tempo in cui
lo scambio del biglietto da visita
era più frequente di adesso,
gli occidentali
porgevano il biglietto con una mano
mentre gli orientali con due
seguendo un rito
che io stesso utilizzo
in circostanze particolari.

Al termine della presentazione del Marchio,
creato in virtù
dei codici della Logogenesi,
dopo l’approvazione ufficiale del Cliente,
avviene il rito della consegna.

In quel momento solenne,
richiudo il Volume di presentazione
e lo tengo, dalle estremità,
con due mani
a formare un cerchio.
Il cliente, su mio invito,
prende il Volume con due mani
formando anch’egli un cerchio.

Solo in quell’istante
io stacco le mani dal Volume
che, con il suo prezioso contenuto
entra idealmente
nel cerchio del Cliente.
Il Cliente
diventa così proprietario
del Logo creato
e anche responsabile
dell’integrità dell’opera,
della sua paternità
e del Valore sacro che rappresenta
per Lui e per la sua Impresa.

Di solito,
sono solito introdurre
pensieri personali
con la frase
mi piace pensare che…

Ad esempio,
come ho scritto in un precedente articolo,
Mi piace pensare che,
capovolgendo il sistema
di accelerazione della Vespa,
si diffonda più facilmente la generosità…

L’articolo di oggi, invece,
si conclude con un assioma:

I gesti, così come i simboli consapevoli,
possono cambiare il mondo.

 

Sergio Bianco, Logogenesi

 

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