Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Davide e Michelangelo. La vittoria della bellezza universale.

 

David-Michelangelo

 

Siamo intorno all’anno mille a.C.
Davide si sveglia all’alba.
Alle 5, 55 del mattino
inizia i suoi allenamenti con la fionda.
La stessa tenacia di Ronaldo CR7
con un tipo di contratto diverso.
Davide conosce le posture
per ottenere colpi perfetti,
il bilanciamento centrale connesso al respiro,
la forza dell’intenzione…

Davide, seleziona i sassi uno ad uno
con assoluta perizia e cura maniacale.
Solo i sassi da Lui omologati
sono eletti a proiettili per la sua fonda.
Devono avere rigorosamente quel peso,
quella forma e quella misura
per ottenere quel risultato:
un colpo infallibile
scagliato con la fionda
nel raggio di sedici metri e 18 centimetri.
Dimensione aurea.

Per questo, come ho scritto
in un precedente articolo,
del quale ho ripreso le parole,
Davide conosceva perfettamente
l’esito dello scontro impari con Golia.
Un gigante senza immaginazione
depotenziato
da quattro insignificanti tatuaggi.

Andiamo avanti nel tempo fino all’anno 1497.
Michelangelo seleziona
il marmo della sua scultura
con assoluta perizia e cura maniacale.
Michelangelo conosce le posture
per ottenere forme perfette,
il bilanciamento centrale connesso al respiro,
la forza dell’intenzione….

Michelangelo raggiunge a cavallo
il Monte Altissimo per scegliere di persona
il marmo per scolpire la Pietà.
Michelangelo è un ragazzo di 22 anni.
La Pietà è la sua Start-up.

Quattro anni dopo, nel 1501
Michelangelo affronta il Gigante.
Così i fiorentini avevano soprannominato
l’enorme blocco di marmo alto e stretto
appena sbozzato da precedenti scultori.

I consoli dell’Arte della Lana
e l’Opera del Duomo di Firenze
conferiscono a Michelangelo
l’incarico di scolpire
quel blocco abbandonato.
Un blocco difficile da gestire
perché limitato in larghezza
per il pieno sviluppo anatomico
della figura.

Michelangelo accetta la sfida, impari per tutti,
scontata per Lui.
Michelangelo estrae dal gigante
il mito del David.
Michelangelo toglie materia
fino a rivelare ciò che è già presente in Natura.

Questa scultura,
che tutto il mondo ammira,
è, in fondo la storia di due ragazzi:

Senza metodo
e senza conoscenza della materia
da parte di entrambi
oggi non ci sarebbe
nessuna leggenda da raccontare
e nessun capolavoro scultoreo da ammirare.

Paradossalmente,
in qualche museo di pseudo-arte
ci sarebbe la celebrazione del vincitore:
i quattro tatuaggi depotenzianti
che apparivano sul torace,
sul bicibite destro,
sulla coscia sinistra
e sulla chiappa gigantesca di Golia.

Per questo motivo
l’impresa di Davide,
l’impresa di Michelangelo
e ogni Impresa contemporanea,
che conosca l’allineamento tra materia e metodo,
sono connesse alla visione eterna
e alla bellezza universale.

Sergio Bianco, Logogenesi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *