Creazione del marchio. La fantasia è un muscolo.
Questo fatto, che racconto al presente,
è accaduto tre anni fa.
Sono a San Rocco di Camogli,
seduto su una panchina
vicino alla fermata dell’autobus.
Questo particolare è insolito perché,
facendo quattro passi
oltre la panchina in questione,
puoi andarti ad accomodare
su altre panchine
dalle quali si gode
uno dei panorami più belli del mondo:
la vista aperta sul mare
dall’alto del Monte di Portofino.
Eppure io sono lì,
sulla panchina
vicino alla fermata dell’autobus,
a mostrare ad una cara persona
le prove di colore istituzionale
del Marchio della sua Impresa:
Parleremo in seguito
di questo Simbolo
creato in virtù dei codici della Logogenesi:
un diamante di cristallo
forgiato per chi ospita,
in un posto unico,
eventi connessi all’arte,
al benessere e alla cultura.
Seduto sulla panchina,
osservo l’asfalto
e vedo le lettere cubitali gialle
che compongono la parola BUS.
La persona a mio fianco
è assorta
nella scelta dei colori.
Ha in mano cinque tavole
con le ultime variazioni cromatiche
selezionate insieme.
È molto più brava di me
riguardo a questa importante decisione
e mi fido delle sue scelte.
” Sai, dico io,
questa è la panchina dei sommozzatori.
Da qui puoi immergerti
e andare direttamente
al Cristo degli Abissi.”
Nella mia vita
ho inventato ogni cosa
che costituisce la mia realtà.
La casa in cui vivo,
le scarpe che indosso,
l’automobile.
i viaggi, i libri,
lo spazzolino da denti,
la racchetta da tennis,
l’estrattore di frutta e verdura…
ogni cosa che ho la fortuna di “avere”
deriva da uno stato di “essere”
sottile e impalpabile.
Deriva da intuizioni
che ho inventato
e disegnato.
Nella mia visione,
ciò che esiste,
deve “essere”, prima,
necessariamente disegnato
sul mio taccuino da viaggio
o dietro lo scontrino della frutta
e solo dopo diventa reale.
Penso al Nome
e al Simbolo di un’Impresa
e, in tempi ragionevolmente immediati,
vedo passare “una vela”
che riporta quel Nome e quel segno:
visibilia ex invisibilibus.
Nella mia vita
non ho mai fatto uso di stupefacenti.
Neanche per prova.
Gli stupefacenti non servono
dal momento che
stupefacente è la vita stessa.
Stupefacente è il sogno.
Sfido chiunque ,
trovandosi alla fermata dell’autobus,
in un incontro estemporaneo di lavoro,
a invertire l’ordine della parola,
a leggere SUB anzichè BUS,
a inventare la panchina dei sommozzatori,
a esternare il suo pensiero bizzarro
e a ricordarsi anche una poesia.
Una poesia meravigliosa
scritta dal mio amico Piero:
“Sarà un sub, sob.”
Un ventaglio di interpretazioni..,
12 lettere
come le ore nel quadrante del tempo.
Più che un capolavoro è un sfida.
Per fortuna non mi sento solo
e non sono l’unico.
Ho sentito parlare di una casalinga inglese
che, scrivendo al tavolo della cucina,
ha inventato
il binario nove e tre quarti
grazie al quale,
dalla stazione di Kings Cross,
si accede direttamente
alla scuola di magia di Hogwards.
In conclusione la domanda è questa.
Perchè una persona
è in grado di inventare
e un’altra no?
Ecco una possibile risposta:
La fantasia è un muscolo.
Se la eserciti ogni giorno,
la tua vita sarà più felice
e, progressivamente,
ti accadranno cose magiche.
Diversamente,
se non usi la fantasia,
il muscolo si atrofizza,
starai seduto in panchina
ad aspettare il bus che non arriva,
ti accadranno cose normali,
imposte da altri,
e dovrai ricorrere ai tatuaggi
o ai falsi strappi nei jeans
per esprimere
in modo goffo e superficiale
la tua illusoria
e uniforme personalità.
Sergio Bianco #logogenesi
Onoratissimo di essere stato citato
C’era una panchina, la fermata del bus e una donna con ali colorate seduta vicino a Merlino. A questo punto, è quasi inevitabile immaginare, ovvero far agire il mago presente in ognuno di noi.