I capolavori si costruiscono con Metodo e soffio di genio.

Nuvola, isola, favola:
tre parole circondate dal mare.
Mare di cielo,
mare d’acqua
mare di realtà.

In mezzo a questo mare ci sono loro,
tre parole che, con lettere simili,
vocali incastonate
e suono magico,
lasciano immaginare,
senza aggettivi in più,
la pura bellezza.

Ascoltandole
si crea un’eco visivo e sonoro
che ti fa-volare in alto
e poi ti riporta a terra (oh oh oh)
grazie all’accordo in tonalità minore.

“Cosa non darei per stare su una nuvola.”

“Cosa non darei per vivere su un’isola.”

“Cosa non darei per vivere una favola.”

Vasco Rossi canta con voce vera
e non ripete.
Non è avaro di idee come altri.
In questa particolare canzone,
la sua generosità è fluida,
crea la variazione della parola,
l’evoluzione della storia
che unisce colonne cave
di primordiali tamburi
alla colonna forata del fiato sospeso.

Un assolo metropolitano
che trasforma l’individuo in comunità
creando l’illusione che lo stadio intero
respiri come una persona sola.

Il suono è l’origine della creazione.
In particolare, nella creazione del Logo
la musica è presente nell’armonia,
nell’equilibrio tra i pieni e i vuoti,
nella dinamica del segno,
nel tono,
nell’estetica
e nella costruzione matematica
che genera l’emozione.

La musica, il senso del tempo,
il ritmo e la ricerca dell’armonia,
rendono nobile qualsiasi mestiere,
qualsiasi azione o gesto quotidiano
qualsiasi opera manuale o dell’ingegno.

Anche le attività apparentemente fredde,
dure, meccaniche
e lontane da questa visione
possono trovare nella musica
la chiave dell’evoluzione verso l’eccellenza.

Isola, nuvola, favola.
Tre parole sotto una pioggia torrenziale.
Come un fiore di loto
che affonda le radici nel fango,
un giocatore di rugby,
grazie alla sensibilità musicale,
probabilmente sarà un giocatore migliore.

Sergio Bianco #logogenesi