Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Biglietto esoso per una Galleria di arte contemporanea.

 

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Nella Galleria d’Arte contemporanea
è esposto un quadro unico
di lunghezza pari a 257 metri.

L’opera è un bassorilievo
leggermente concavo, in senso orizzontale,
che varia cromaticamente
dal bianco al nero
passando attraverso
modulate sfumature di grigio.

C’è continuità temporale
in questa corrosione materica e pittorica,
come se l’Artista,
non avendo fretta di concludere l’opera,
si fosse alleato con reagenti naturali
e principalmente con il Tempo,
per creare gli effetti materici desiderati.

Leonardo da Vinci,
nei suoi codici vergati a mano,
immaginava cavalli in corsa
nella cortecce di un albero
o nell’umidità di un muro.

Questo quadro
persegue la stessa filosofia interpretativa
svelando , nel suo dipanarsi, scenari mutevoli.
Alcune erosioni sembrano isole,
altre sono crateri lunari,
alcune sono particolari ingranditi di gherigli,
altre sono texture di giaguaro,
come accade nel memorabile racconto di Borges
compreso nell’Aleph.

Due tipi di luce illuminano l’opera:
la prima è fissa, regolare, scolastica.
La seconda è mobile,
dinamica e mutevole,
con fari montati su liberi carrelli gommati
diretti da un estremo all’altro del quadro,
da sinistra a destra.

Il colpo di genio dell’Artista
è l’applicazione di cinque rettangoli metallici
disposti nella lunghezza dell’opera,
con ritmo cadenzato.

In ogni rettangolo
campeggiano due vettori divergenti
contrassegnati da due numeri che, sommati,
danno sempre lo stesso risultato: 257.

Per il creatore
di questa installazione artistica
il codice della matematica,
più che una soluzione, è una via di fuga.

Due stilizzazioni di figure umane in corsa
mostrano le direzioni opposte:
a sinistra il passato, a destra il futuro.

Oggi , nella Galleria d’Arte,
c’è grande affluenza di pubblico:
una nutrita schiera di italiani
e una presenza importante di turisti d’oltralpe.
Gli steward della Galleria,
con le impeccabili livree
adornate con bordure arancioni,
controllano che nessuno si avvicini all’opera,
sensibile perfino al respiro degli umani
così come avviene nelle grotte di Lascaux.

“Cosa è l’attesa?”

È questo il titolo dell’opera
esposta in questa galleria d’arte contemporanea
tra Nervi e il bivio per Milano.

Altre osservazioni?
La seconda:
il nome dell’artista
è perfino banale scriverlo
e quindi non lo dirò.
La prima:
l’Arte dovrebbe essere patrimonio di tutti:
Il prezzo del biglietto è esoso.

Sergio Bianco, Logogenesi.

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