Attenzione. Allontanarsi dalla linea Gialla.
Attenzione.
Allontanarsi dalla linea Gialla.
In un video tristemente famoso
di alcuni anni fa,
gli stilisti Dolce e Gabbana,
rei di aver promosso in Cina
il video del cannolo,
sono timidamente apparsi,
spauriti e ossequiosi,
chiedendo scusa
per non aver compreso
e quindi offeso la cultura cinese.
Dato che Logogenesi,
nella creazione del marchio,
studia con attenzione i segni,
le posture simboliche,
i gesti espressivi primordiali
e i messaggi subliminali,
ho deciso di ripubblicare
questo fantasioso articolo
ai confini tra neuroscienza
e crittografia.
Dolce e Gabbana, nel video,
sono stati ripresi a mezzo busto,
in modo che la telecamera
non evidenziasse,
con un primo piano rivelatore,
il loro autentico stato d’animo.
I due stilisti, in realtà,
non stavano chiedendo scusa
ma stavano cercando di rattoppare
una falla economica e finanziaria.
Le loro frasi sono balbettanti,
come quando una persona rapita
è costretta a leggere
il comunicato del riscatto
scritto dai sequestratori.
Nella storia del cinema italiano
è divertente rivedere
la raccolta dei pezzi di film
girati e scartati per diversi motivi:
perchè l’attore non ricorda la parte…
per un refuso nella dizione…
o perchè accade
un inconveniente imprevedibile.
Tra gli spezzoni scartati
sono memorabili quelli in cui gli attori,
recitando insieme a Totò,
non riuscivano a trattenere le risate.
E come dar loro torto?
La stessa scena
si doveva quindi girare più e più volte.
Riguardo al video in questione,
mi piace pensare
che esistano le riprese
girate e mai pubblicate,
gli spezzoni segreti
in cui i due stilisti,
buttano giù la maschera
e si esprimono in modo liberatorio,
sdraiati simbolicamente su un Prato libero,
rivelando i loro veri sentimenti.
Magari questi frammenti video, se esistono,
usciranno al momento giusto,
quando i poteri avranno invertito i loro poli.
Ma ora consideriamo una versione dei fatti
ancora più interessante e ingegnosa.
In ogni epoca,
quando i potenti commissionavano un’opera,
l’Artista, se non era allineato
con il pensiero del committente,
esprimeva il proprio dissenso
attraverso un messaggio segreto
contenuto nell’opera stessa.
L’artigiano incisore, ad esempio,
nascondeva “un cazzetto”
nella facciata sontuosa
della villa nobiliare
che doveva stampare in calcografia.
Un minuscolo segno fallico
che solo il lentino contafili poteva svelare.
Il pittore utilizzava magari, come modella,
il volto di una prostituta
a rappresentare la vergine,
oppure aggiungeva, per dileggio,
particolari simboli
o segni da decifrare solo a lui noti.
Dolce e Gabbana, nella mia visione,
hanno evocato i pupi siciliani.
La grande tenda, alle loro spalle
è il sipario del teatro
e le manine appoggiate sul banco
ricordano le mani azionate
dai fili del puparo.
I due stilisti, probabilmente, volevano dire
che quei due burattini del video
non erano loro:
si trattava bensì di una finzione teatrale.
Nel teatro, come afferma Gigi Proietti,
Tutto è finto ma niente è falso, è tutto vero!
Non c’è bugia ma solo finzione.
Andando poi nella sfera della crittografia,
mi piace pensare che le parole
proferite da Dolce e Gabbana
siano state studiate con precisione assoluta
ed è per questo motivo
che sono recitate in modo
così privo di sentimento.
Analizzando con mente crittografica,
magari occorre cambiare
la corrispondenza delle vocali
presenti nel messaggio
A=U
E=O
I=A
invertire le consonanti Dolci
con le consonanti Gabbaniche
e inserire i dati
nella macchina di Alan Turing,
il modello cilindrico orizzontale
con estremità a trapezio
da lui costruita nel 1952.
Un lavoro di crittografia sopraffino
che rivela il messaggio vero
contenuto nel video.
Un messaggio che elogia
l’opera di pace del Dalai Lama,
il valore dell’integrità,
la forza del sorriso
e il rispetto della dignità umana,
nella sfera del lavoro e della vita.
Sergio Bianco #logogenesi