L’ago nel pagliaio potrebbe anche non esserci.
Uno dei miei più preziosi consiglieri,
all’età di dieci anni,
mi disse che l’ago nel pagliaio
potrebbe anche non esserci.
Non è impossibile trovarlo.
È molto difficile che ci sia.
Diversamente,
mi piace pensare che la parte divina
sia presente in ognuno di noi:
molto difficile da trovare ma c’è.
Il grado di incrostazione
che la nasconde
è pietrificante e paralizzante
come la paura.
Per innescare il processo di depurazione,
per scoprire se stessi,
visione della vita e valori,
a volte,
occorre l’antagosista,
il maestro bizzarro,
il dolore,
l’inconveniente
che porta alla riflessione.
Altre volte
occorre la sincronicità
dei fatti semplici
e una certa predisposizione ad ascoltare.
Un giorno un contadino tuttofare
amante dei campi di colore,
di madre natura
e del suo mestiere,
si strappò la camicia
a quadri impressionisti.
Allora, con ago e filo rosso,
si sedette nell’ombra del fienile
per ricucirla.
L’ago gli sfuggì
dalle grandi mani
e si infilò in mezzo alla paglia.
Il contadino
con le grandi mani
rovistò nel fieno
e non trovò nulla
di quello che sicuramente c’era.
Allora
iniziò a cercare in modo nuovo
e, col suo sguardo magnetico,
attirò l’ago a sè.
Lo raccolse,
ricucì lo strappo della camicia
e, prima di riprendere
il lavoro nei campi,
ripose l’ago nel suo nuovo posto
al confine tra caso e caos.
Nel pagliaio.
Persone semplici, semplici capolavori.
Ogni persona possiede una scintilla di genialità o “parte divina”, che può essere scoperta superando le paure e i propri limiti.