Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Costruzione della cover dei geroglifici contemporanei.

 

 

Prima di iniziare un lavoro
occorre chiarire l’intenzione.
L’intenzione precede sempre l’idea
come fulmine e tuono.

Riguardo alla cover del libro
“Logogenesi”,
la mia intenzione era far comprendere
che il Marchio è senza tempo:
un segno in equilibrio
tra passato e futuro.

Decido così di realizzare
un’incisione antica e primordiale,
come un reperto dell’antico egitto,
in cui campeggiano
i miei simboli contemporanei.

Oltre alla cover del libro,
mi attrae l’idea che,
pubblicato il lavoro sul sito,
cliccando su ogni singolo segno
presente nella tavola dei geroglifici,
si possa accedere al simbolo contemporaneo
esplorando applicazioni e motivazioni.

Per realizzare l’opera in questione,
occorre inchiostro, acciaio,
terra e luce.

In origine compio una ricerca
sui reperti antichi dei sumeri e degli egizi
e disegno a china, in bianco e nero,
le ombre, le scanalature orizzontali
e le spaccature create dal tempo.

Decido che la tavola
sarà di base quadrata,
con un’ulteriore miniatura quadrata
posizionata al centro.
Poi stampo in bianco e nero,
su carta da lettere da 80 grammi,
i 24 simboli prescelti.

Li ritaglio con le forbici
e li posiziono nella misura
e nel modo giusto.

Inchiostro e stampe da ritagliare, direte voi?
Certo!
A volte si prende l’aereo
e altre volte è meglio andare a piedi.
Generalmente si usa il riscaldamento
ma a volte, accendere il camino è più bello.

Inchiostro di china nero,
copie su carta dei simboli
sgranate al punto giusto,
spazio per la miniatura quadrata centrale,
fulcro visivo dell’opera
che rappresenta la visione oltre,
il segno del futuro
che ancora deve essere progettato e forgiato.

Dopo alcune prove di posizionamento,
ottengo il disegno di base:
un bianco e nero senza sfumature.
Formato cm 10×10 circa.

Così mando per posta
il disegno al mio incisore
che realizza un clichè ad alta profondità
ricavato dal disegno al naturale fornito.

Il mio incisore, Giordano Baroli,
si diverte quando vede i miei lavori
e li risolve sempre al volo
in modo impeccabile.

Immaginate la mia emozione
quando il corriere mi consegna la busta.
La apro e dentro c’è l’incisione in acciaio
che avevo disegnato:
visibilia ex invisibilibus.

L’idea invisibile
comincia a diventare realtà.

Prendo quindi l’incisione
e la dipingo con colori acrilici
in modo pittorico e irregolare
portando l’oggetto verso una dominante ocra.

Si passa quindi dall’età dell’acciaio
all’età della pietra.

Ora è il momento delle terre di Toscana.
Sono terre in polvere fina di colori caldi
compresi tra giallo, arancio,
rosso e terra di Siena,
raccolte insieme a Prima, Rita e Riccardo
in un luogo misterioso
che, un giorno, mi hanno fatto scoprire.

Così apro i vasi di vetro
in cui conservavo le terre colorate
e, col setaccio,
cospargo di terra l’incisione,
così come fa il pasticcere
con lo zucchero a velo sulla torta.

Poi con il pennello,
sentendomi un mix
tra Indiana Jones
e Lord George Herbert, Conte di  Carnarvon,
pulisco i 24 simboli
scoprendo la visione generale desiderata.

Non mi soddisfa?
Tolgo la polvere di terra e ripeto l’operazione
finchè il caso non porta alla soluzione giusta.

Ora che la tavola quadrata è pronta,
posiziono la luce.
Un’unica fonte di luce
che scaturisce
dalla mitica lampada Tizio Artemide.

Questa lampada è la mia preferita:
oltre a essere un oggetto di design puro,
consente di posizionare
e bloccare il punto luce
con estrema facilità
facendo spostamenti al millimetro.

A quel punto, scelta la luce radente,
con un cartocino bianco posizionato dal lato opposto
modulo l’intensità della luce
allontanando o avvicinando
il cartoncino al soggetto.

Macchina su cavalletto
e Clic con diaframma otto:
l’apertura preferita da Izabela Jaroszewska.

La macchina fotografica?
Volete sapere la marca?

Non ricordo mai se è Indesit o Zoppas.

Comunque questo particolare
non ha importanza.

È invece importante,
immediatamente prima di spegnere lo schermo piatto,
ascoltare con attenzione,
una per una,
le parole di “China Town”
che sgorgano dalla chioma poetica di Caparezza:
un inno d’amore per l’inchiostro e la scrittura.

Grazie!

Sergio Bianco #logogenesi

Un pensiero riguardo “Costruzione della cover dei geroglifici contemporanei.”

  1. Nicola Pisani ha detto:

    “Arte, intenzione, passato, presente, futuro”.

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