Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Sigillo sumero. L’insicurezza generata da pareri opposti.

 

sumeri-sigillo-sistema-solare

 

A Berlino,
nella sede del Vonderasiatische Museum,
è custodito un sigillo accadico
del terzo millennio a.C.
Il sigillo Sumero,
ovvero la matrice cilindrica,
contrassegnata dalla sigla VA/243
genera, ruotando sull’argilla,
il bassorilievo visualizzato.

Gli occhi degli studiosi
si sono concentrati sulla simbologia
che appare sullo sfondo in alto:
una stella a sei punte
circondata da sfere di varie dimensioni.
Alcuni ricercatori
interpretano la parte cerchiata in rosso
come la rappresentazione
del nostro sistema solare
con i rispettivi pianeti
nella giusta scala proporzionale.

Questa ipotesi, se confermata,
aprirebbe scenari nuovi
perchè dimostrerebbe che l’uomo,
già in quell’epoca, era in possesso
di conoscenze astronomiche avanzate
che solo potenti telescopi potevano svelare.

Da qui la supposizione che i Sumeri,
popolo di semplici contadini
si sia sviluppato ed evoluto
in maniera così repentina e improvvisa
grazie ad informazioni e conoscenze
provenienti da altre dimensioni.

Come spesso accade,
dinnanzi all’ipotesi di un ricercatore
si contrappone l’ipotesi contraria
promossa con pari sicurezza
da un altro ricercatore altrettanto autorevole.

I Sumeri avevano conoscenze evolute
di astronomia? Si o no?
Siamo stati sulla luna? Si o No?
La terra è piatta? Si o No?
La ghiandola pineale
è il portale della conoscenza? No o Si?

Tra due forze di pensiero opposte
o tra convinzioni così profondamente divergenti,
l’osservatore resta perplesso
e, nel contrasto, perde sicurezza
e quindi certezza e forza anche in altri domini.

Osservando la tavoletta VA/243
e il particolare cerchiato in arancione
sono visibili alcune forme
che sembrano calzature con tacco.
Gli studiosi, così concentrati
a guardare il cielo e i pianeti,
hanno trascurato questo dettaglio.

Mi piace pensare che,
anche in epoca così lontana,
gli esseri umani
abbiano sentito la necessità dell’illusione.
L’illusione di sentirsi,
qualche centimetro oltre
quell’altezza naturale
che Madre Natura,
o la Divinità
o esseri di altre dimensioni
ci hanno generosamente donato.

Sergio Bianco, Logogenesi

 

 

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