Il Mazzocchio. Arte, Geometria, Natura, Energia.
Il Mazzocchio
è un copricapo fiorentino del Quattrocento
in forma di anello morbido,
più ampio rispetto alla testa,
dall’aspetto appariscente e inconfondibile.
Il Mazzocchio racchiude Arte,
Geometria, Natura ed Energia.
Piero della Francesca
lo chiamava “torculo”.
Paolo Uccello,
dipingendo i tre quadri delle battaglie,
conservati nei Musei
di Firenze, Londra e Parigi,
inserisce il mazzocchio,
insieme ad altri sontuosi cappelli,
a ornamento degli uomini in arme.
Dal punto di vista della struttura geometrica,
il mazzocchio è un anello poligonale
a sezione ottagonale o esagonale.
L’anello è suddiviso, generalmente, in dodici parti,
come le ore nel quadrante del tempo.
La figura geometrica del mazzocchio,
composta per l’occasione da 32 settori,
appare nel Codice Atlantico,
disegnata da Leonardo Da Vinci.
Mentre l’aureola,
cerchio sottile, lineare,
fonte femminile di luce,
è l’essenza,
il mazzocchio è l’antitesi:
è l’assenza dell’essenza.
Il mazzocchio è l’elaborzione sfaccettata
che ha bisogno di luce
per esaltare le sue superfici
diversamente orientate.
Dipingere il mazzocchio,
per l’Artista,
significa dimostrare abilità e maestrìa
nella conoscenza della prospettiva
e del gioco delle luci e delle ombre.
In particolare,
la costruzione geometrica del mazzocchio
si rivela ideale per l’arte dell’intarsio
che, grazie all’uso di legni di differente cromìa,
genera il senso del volume.
Nel palazzo Ducale di Urbino,
nelle tarsie lignee
dello studiolo di Federico da Montefeltro,
Signore d’Armi e di Cultura,
è raffigurato il mazzocchio
nella sua impeccabile
geometria tridimensionale.
Ampliando il discorso alla Natura
il toroide è un vortice di energia.
Questa conformazione ad anello,
simile concettualmente al mazzocchio
ma privo di spigolosità,
è presente nel micro e nel macrocosmo,
dagli atomi alle galassie.
In conclusione,
esploratori di alberibelli,
mi frulla questa idea per il capo:
Vi consiglio di spegnere gli schermi piatti
e di recarvi di persona, appena possibile,
nel Palazzo Ducale di Urbino.
Portate con voi il libro
che raccoglie le 3 battaglie di Paolo Uccello.
Consiglio anche di portare con voi
(lasciandolo fuori dal palazzo)
un pallone da calcio di cuoio,
composto rigorosamente
da 12 pentagoni neri
e 20 esagoni bianchi
privo di simboli depotenzianti.
Poi alla sera, a Urbino, in modo discreto,
cercate una piazza deserta
dove fare alcuni palleggi.
È questo il senso del pallone d’oro.
E infine guardate il firmamento:
se ci sono nuvole, immaginatelo
e, se c’è pioggia, bagnatevi il naso.
Scoprirete la fortuna di essere vivi,
per caso sincronico,
probabilmente nel pianeta
più bello dell’universo.