I coniugi Arnolfini e il mondo dei frattali.
Jan Van Eyck, nell’anno 1434,
dipinge su commissione
il ritratto dei coniugi Arnolfini
dopo essere stato invitato
al loro matrimonio.
L’opera è custodita
alla National Gallery di Londra.
Giovanni Arnolfini è un mercante di Lucca.
Sua moglie si chiama Giovanna.
La prima domanda è questa.
Quanti imprenditori a Lucca
sono in grado, oggi,
di compiere un gesto simile
che unisce visione eterna,
arte e senso degli affari?
La particolarità di questo quadro
è lo specchio circolare
posizionato sullo sfondo.
Lo specchio, come una sfera magica,
riflette nel piccolo
ciò che accade alle spalle degli sposi
e apre gli orizzonti
riguardo a ciò che gli sposi stessi
hanno davanti ai loro occhi,
pittore compreso,
che appare vestito di azzurro
insieme ad un altra persona.
Lo specchio ricorda e anticipa
la sfera disegnata
cinquecento anni dopo da Escher, nel 1935.
Una sfera tenuta in mano dallo stesso Escher
nella quale l’artista si riflette
insieme all’ambiente che lo circonda.
Il capolavoro di Van Eyck
comprende microcosmo e macrocosmo,
piccolo e grande
uniti in un’opera unica.
È un quadro che va oltre la tela.
La penetra senza necessità
di generare il taglio, in stile Lucio Fontana.
Mi piace pensare che Mandelbrot,
nel generare lo studio sulla natura
e la geometria dei frattali
si sia ispirato anche a questo dipinto.
Domani entriamo nel mondo dei frattali.
Ci entriamo grazie a un filo di luce
che passa attraverso quattro porte allineate:
Van Eyck, Escher, Fontana, Mandelbrot.
Restate connessi ma non troppo.