Perdersi e ritrovarsi: il Labirinto di Franco Maria Ricci
Appunti di viaggio.
Pubblico un articolo intitolato
“Bodoni calcola il Volume esatto
con base di conoscenza e altezza di visione.”
Nell’articolo immagino una connessione stretta
tra Giambattista Bodoni
e l’editore Franco Maria Ricci
come se fossero ideali compagni di scuola,
insieme, nell’ultimo banco,
intenti a tracciare sogni
in forma di pagine da decifrare
come mappe olistiche di labirinti.
Invio il link dell’articolo
all’attenzione di Franco Maria Ricci.
Gentilmente mi risponde
e stabiliamo un incontro.
Porto in dono una copia
del mio libro sui codici della Logogenesi
e porto con me il numero 1
della rivista FMR
in cui appare, tra l’altro,
il Codex Seraphinianus,
sperando in un prezioso autografo,
sotto la mitica rosa rossa.
L’appuntamento
è fissato per le ore 15 del 24 agosto 2018.
Alle ore 14 arrivo al Labirinto della Masone,
e mi inoltro nel labirinto.
Inizio a girare e , naturalmente,
essendo un luogo di perdizione,
mi perdo.
È un labirinto di bambù.
Il segreto, per uscirne, è trovare la piramide.
Da lì, un percorso rettilineo
ti conduce all’uscita.
Immaginate di avere il primo appuntamento
con una persona che avete sempre stimato
e che desiderate
conoscere personalmente da una vita.
Immaginate di essere nel labirinto
progettato e costruito da lui stesso
e immaginate di correre il rischio
di arrivare in ritardo all’appuntamento
perché vi siete smarriti nel suo labirinto (!).
Sembra un paradosso, eppure è la verità.
Mi capitano spesso storie di questo genere…
Dopo 45 minuti trascorsi tra i bambù
vedo un cartello rassicurante:
Siete a metà strada”.
Grazie!
Il Minotauro non era così gentile.
Continuo
e mi accorgo che, forse, sto ritornando
al punto d’origine.
Allora decido di fare la cosa più saggia:
chiudo gli occhi e seguo l’istinto.
Sono da solo.
In questo momento non ci sono altre persone
e decido, per non tradire lo spirito del gioco,
di non utilizzare mappe
né aiuti tecnologici,
né numeri telefonici di emergenza.
Chiudo gli occhi.
il navigatore è sottocutaneo.
Le indicazioni
sono nei nodi impenetrabili del giunco
e nelle soffiate suggeritrici del vento.
Continuo e giungo alla piramide.
Si apre una porta a vetri automatica:
Cambio di materia da traspirante a trasparente.
Uno scatto rassicurante
mi porta dal fluire elastico del bambù
al rettilineo, verso qualcosa di certo.
CERTO in latino deriva da certamen-certaminis
che significa “battaglia”.
Certezza significa, quindi,
vincere la battaglia sul dubbio.
Procedo quindi in rettilineo verso cosa?
Verso la libertà?
Verso qualcosa di certo?
O verso la precisione degli impegni stabiliti?
A pensarci bene la libertà
l’ho trovata sia prima che dopo.
Prima, nell’incertezza,
nella flessibilità misteriosa del bambù.
Dopo, nell’incontro
con una persone straordinaria,
ora scomparsa ma sempre presente,
costruttore e creatore
di un sogno prima immaginato
e poi, visibilia ex invisibilibus,
diventato reale.
Sergio Bianco
grazie