Totem sonoro. La vibrazione del segno.
Appunti di viaggio.
Totem sonoro.
La vibrazione positiva o negativa del segno.
Premetto che l’immagine visualizzata
è puramente evocativa:
è estranea all’opera dell’artista
ma attinente all’argomento
in senso ampio.
Alessandro Sciaraffa
espone alla Rocca
di San Rocco di Camogli
il suo totem sonoro.
Siamo nel giugno dell’anno 2018.
Ho avuto la fortuna
di avvicinarmi all’opera
in forma privata
stabilendo con essa
un contatto diretto.
Al centro di un stanza a vetri
con vista sconfinata sul mare
si erge il totem.
Il materiale tecnico è appilato
in modo crudo,
nella sua reale essenza
con l’intenzione di lasciare
tutto come è,
senza coperture,
per privilegiare,
nella visione dell’Artista,
l’esperienza del suono.
Un grande gong
risalta al centro.
È lui il messaggero
eletto a trasmettere le vibrazioni
indotte da uno strumento elettronico
regolabile con quattro manopole
che modulano il suono.
Ai piedi della scultura
sono appoggiate tre coppe di metallo
di diverso diametro
che il fruitore
può liberamente impugnare,
come un auscultatore diagnostico,
accostandole al gong vibrante.
Il fruitore, con la sua presenza,
il suo movimento,
la sua capacità esplorativa,
la sua vicinanza,
o il suo contatto “sfiorevole”
modula il suono vibrante
che esplode e crepita,
a volte,
quando il metallo delle coppe
entra in contatto con il gong.
La vibrazione è profonda
come il coinvolgimento
che si avverte
all’interno del proprio essere
e anche nel circostante.
Stampato in nero sul gong,
appare, in dimensione non certo discreta,
il logo del gong stesso.
È una scritta rigida, decentrata,
che , a mio parere,
disturba notevolmente
l’esperienza sensoriale.
Perchè?
Il gong è il fulcro visivo del totem.
È un cerchio.
Possiede lucentezza aurea.
È il centro delle vibrazioni
e come tale deve essere puro.
Ecco perché il logo disturba.
Nella tradizione tibetana
i simboli stampati
sulle bandiere colorate
hanno il compito
di diffondere il messaggio
che viene trasmesso nell’etere
grazie alla dinamica dell’aria.
Il vento è quindi il messaggero sacro.
Nelle città contemporanee
e nel circostante,
i simboli e i loghi,
disegnati senza conoscenza,
sono esposti senza controllo,
e senza misura.
Essi influiscono notevolmente
sull’umore delle persone.
I simboli emettono frequenze
e interagiscono
sulla percentuale di acqua (70%)
presente nel corpo di ogni essere
componendo,
come dimostrano gli studi
di Masaru Emoto,
in modo armonico o disarmonico
le molecole dell’acqua stessa.
L’acqua ha quindi una coscienza.
Questione di vibrazioni.
Da una parte frequenza 432,
le onde dell’armonia,
dall’altra frequenza 440,
le onde del disaccordo
sulle quali, paradossalmente,
la società attuale è accordata (!)
Per questo motivo
i Simboli sono così importanti
ed è necessario che siano progettati
con conoscenza profonda
e piena consapevolezza
come avveniva un tempo
con la costruzione delle cattedrali.
Ora, tornando al totem sonoro
mi sembra strano che l’Artista,
non abbia considerato questo aspetto.
La vibrazione di un gong
che riporta una scrittura disarmonica,
non equilibrata,
non centrata nel cerchio,
diffonde la disarmonia
di un segno disturbante
che oltretutto identifica un brand. (!)
Il tutto, positivo e negativo,
è potenziato
dallo stimolo elettronico.
L’opera quindi, a mio parere,
è perfettibile.
I codici della logogenesi sono dodici.
Possono essere applicati
in modo ampio anche in settori
diversi dalla creazione del marchio
e funzionano sempre.
Questa è l’impressione
che ha suscitato in me
la scultura sonora
di Alessandro Sciaraffa
che ringrazio di cuore
per queste riflessioni
che ha suscitato.
Allontanandomi dal totem,
ascolto la gentilezza
del suono delle campane di San Rocco
connesso al canto dei celesti volieri
e non ha altro da aggiungere.
Sergio Bianco
Caro Sergio
Grazie per la tua attenta indagine.
In questo momento vorrei aver la capacità di spiegare qualche cosa che mi pare di avere intuito…
Mi riferisco al lavoro di Marcel Duchamp e alla profondità del suo pensiero:
Il concetto di Ready Made.
Io penso che nell’universo delle misurazioni di frequenza visive si possa pensare a questo modus operandi come ad una modulazione di vibrazione del pensiero che accorda alla consapevolezza del singolo il potere di scegliere la realtà come opera compiuta
Credo che in questo caso l’artista abbia voluto non intervenire sugli elementi che componevano la sua opera
L’operazione di sottrazione da all’interlocutore l’occasione di modulare la propria frequenza danzando al di là della visione creata dall’artista/mago
Attivando una frequenza sua propria che potrà attivare a suo puro godimento