Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Sezione aurea. Dalla piramide di Cheope a Merz.

 

chope-sezione-aurea

 

La sezione aurea.
Dalla piramide di Cheope a Mario Merz.

Come d’accordo pubblico la seconda parte
del testo sulla sezione aurea
scritto da Giulia Bianco
nell’ultimo anno del liceo scientifico.
Un testo semplice e utile
per ulteriori approfondimenti.
Sezione aurea, geometria sacra e matematica
sono presenti naturalmente
nei codici della Logogenesi.
Grazie

Sergio Bianco

 

 

… La sezione aurea compare anche nell’Arte.
Celebri artisti, in tutte le epoche,
hanno inserito nelle loro opere
rapporti matematici e razionali,
consapevolmente o inconsapevolmente,
per conferire alle opere stesse
gradevolezza ed armonia.

Consideriamo alcuni esempi
che vanno dal 2005 a.C.,
con la piramide di Cheope,
ai giorni nostri, con Mario Merz.

Nella piramide di Cheope,
il rapporto tra l’altezza della faccia
e la metà della base
si avvicina molto alla sezione aurea.

Nel Rinascimento, Leonardo da Vinci
si interessa alla sezione aurea
dopo aver conosciuto Luca Pacioli,
di cui illustra l’opera De Divina Proportione.

Secondo Pacioli, la sezione aurea
è fondamentale per il lavoro dei pittori,
perché ha caratteri quasi divini
e sta alla base dell’armonia
di tutte le cose visibili.

Alla fine dell’Ottocento,
la sezione aurea
è impiegata dal puntinista Seurat.

Ma il più deciso sostenitore dell’applicazione
della sezione aurea nell’arte e in architettura
è Le Corbusier che definisce
un sistema chiamato Modulor
basato sulle proporzioni umane:
considera un uomo alto circa 183 cm,
con un braccio alzato ad un’altezza di 226 cm.
L’altezza dell’uomo
e l’altezza dell’ombelico dal suolo (113 cm)
sono in sezione aurea,
l’altezza dell’uomo
dai piedi all’estremità del braccio alzato
è divisa a livello del polso dell’altro braccio
in due parti in sezione aurea (140 cm e 86 cm).
Le Corbusier divide questi due rapporti
in dimensioni più piccole
seguendo la successione di Fibonacci.

Il Modulor avrebbe dovuto costituire
un modello di standardizzazione per l’architettura
e avrebbe permesso di realizzare
edifici e ambienti a misura d’uomo.

In conclusione ricordiamo Mario Merz,
che impiega la sezione aurea nelle sue opere
a partire dagli anni Settanta:
in “Onda d’urto” una serie di pile di quotidiani
è illuminata dai numeri di Fibonacci al neon blu,
ne “Il volo dei numeri”,
un’installazione sulla Mole Antonelliana,
l’inizio della successione di Fibonacci
si staglia verso il cielo.

Giulia Bianco, 2008.

 

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