Posteggiare la bici sulla punta del campanile
Riguardo alla mia personale esperienza,
la creazione del marchio d’Impresa,
in virtù dei codici della Logogenesi,
avviene sempre su commissione.
Si parte quindi da una gabbia
che, paradossalmente,
genera la libertà di creare oltre.
Come gli 88 tasti del piano che,
grazie a questo limite,
generano musica infinita.
I quadri che dipingo, invece,
rappresentano, per me,
un altro tipo di libertà,
l’invenzione spontanea che si manifesta
senza che nessuno me l’abbia chiesto.
Nessuno di visibile, almeno.
Quadri estemporanei,
accennati sul mio taccuino da viaggio,
insieme all’immancabile titolo letterario,
diventano veri dipinti su tela
quando sono ispirato,
quando trovo il tempo
e quando ne ho voglia.
Il titolo non descrive mai il quadro
ma ha il potere di aprire una porta,
suggerire una nuova e possibile visione
come avviene, con tutto il rispetto,
nei quadri di Magritte, ad esempio.
Una poltrona rossa che vola nell’aria.
Titolo dell’opera:
“L’illusione del posto fisso”.
Una enorme goccia d’acqua
che incombe sopra la testa
di un piccolo essere che pedala.
Titolo dell’opera:
“Il limite della pazienza”.
Una mano composta da dita/matite.
Quattro sono disposte in una direzione
e la quinta è girata in senso contrario.
Titolo dell’opera:
“Dita conformi e rivoluzione del pollice opponibile”.
Una grande spirale di parole
maschili e femminili
con gli articoli scritti al contrario.
Titolo dell’opera:
“Fratello luna, sorella sole.
Un ombrello magico
sopra al quale non piove.
Titolo dell’opera:
“Il pensiero positivo”.
E sempre, in ogni quadro,
la presenza simbolica di una bicicletta,
il segno costante e inconfondibile,
l’equilibrio magico,
il motore interiore,
la lentezza e la velocità.
L’a bici della vita.
Alla fine dello scorso millennio
viene da me l’amico Sergio Noberini,
direttore artistico del Museo Luzzati.
Vede i quadri e, senza dirmi nulla,
almeno in principio,
organizza una mostra al Castello di Apricale.
Noberini è fatto così.
A carte fatte mi informa.
Seguo l’istinto e accetto.
Sono ad Apricale, a casa di Roberto.
È il sindaco.
Mi offre un tè..
Parliamo della prossima mostra.
Il titolo è “La forza della non gravità”
Guardo fuori dalla finestra e dico:
“sarebbe bello mettere una bici proprio lì,
sulla punta del campanile”
Roberto si alza al volo,
prende un grosso mazzo di chiavi
e dice:
“andiamo a fare un’ispezione”.
La tazza del tè rimane lì, ancora calda.
Il giorno dopo compro per 50.000 lire
una bici nera da fornaio,
chiamo una ditta specializzata
in installazioni acrobatiche
e la bici
è installata in sicurezza sulla punta.
Doveva rimanere lassù
per i quindici giorni della mostra,
e invece, dalla Primavera dell’anno 2000,
è ancorà lassù.
Si staglia in modo gentile,
appena sotto la sommità del campanile
a sottolineare la meta non ancora raggiunta,
la magia del percorso,
la direzione verso le stelle.
I simboli sono così.
Appaiono in modo anomalo.
A volte ti tagliano la strada all’improvviso
e ti lasciano senza respiro,
come una tromba di nuvole bianche
che appare nel cielo azzurro:
“il fiato sospeso.”
Sergio Bianco #logogenesi