Luigi Pericle e Logogenesi. I portali paralleli.
Come artigiano del Simbolo,
fondatore di Logogenesi,
mi soffermo naturalmente
su espressioni artistiche di ogni epoca.
Non sono un critico d’arte,
non ho studiato in università
e non possiedo una cultura ampia.
Nella profondità dell’amore superficiale
trovo i collegamenti più interessanti,
i nessi rivelatori
poiché, nella creazione del simbolo,
ha importanza strategica
proprio la prima cosa che viene in mente.
L’idea, primo codice della Logogenesi
si allinea poi con gli altri undici codici:
originalità, motivazione,
sintesi, chiarezza, riproducibilità,
coerenza, estetica, matematica,
emozione, segreto, racconto.
Si forgia così il segno unico,
specchio di visione e valori d’Impresa,
che nasce, come dicevo
dall’idea, dalla scintilla,
dall’intuizione primordiale
che tutto genera.
Il primo sentimento che scaturisce
di fronte all’opera di Luigi Pericle,
scoperta per caso sincronico,
è l’unione tra materia e spirito.
Le circostanze hanno porte socchiuse.
Nel caso di Pericle e della sua opera,
ho sentito la presenza di veri e propri portali
che mi hanno invitato
a spingere senza forzature quella porta
e ad entrare in quella circostanza.
Cosa è un portale?
Nella cover del libro Logogenesi
il portale è uno schema quadrato
di 24 simboli
disposti su cinque righe da cinque.
Sono Simboli contemporanei,
che vanno oltre il tempo
e sono rappresentati, per questa ragione,
come segni geroglifici provenienti
dall’antico Egitto, forse.
Al centro del portale
è posizionato un piccolo quadrato bianco.
Quel quadrato in miniatura
è il punto di accesso luminoso
e rappresenta il Simbolo che sarà:
il segno sul quale sono concentrato
qui e ora.
Allo stesso modo, nella formula del SONOS
appaiono 25 lettere disposte su 5 righe.
La formula del SONOS,
complessivamente, è un palindromo
e anche le cinque parole che la compongono
si leggono in orizzontale e in verticale
nelle due direzioni.
Esattamente come accade
nel quadrato magico di SATOR.
La formula del SONOS
rappresenta la frequenza istantanea
del simbolo Logogenesi qui e ora.
Anni di studio
per arrivare a un risultato di 25 lettere
che lascio nel mistero
con l’intenzione di approfondire
in un’altro momento.
Le chiavi?
Amore per la natura,
riservatezza,
concentrazione,
conoscenza nel dominio dei simboli,
decodificazione del caso sincronico
e immaginazione,
ovvero far agire il mago
che è dentro ognuno di noi.
Nelle opere di Pericle
esiste un fulcro visivo
misterioso e variabile che ti permette
di penetrare la materia e andare oltre.
L’affinità con Luigi Pericle
è anche nel silenzio regnante
che immagino
prima dello scaturire dell’opera.
Se osservo “Matri Dei d.d.d.”
china su carta,
dipinta da Pericle nel 1963,
sento il suono di sei pennellate,
tre orizzontali e tre verticali,
che fanno apparire in bianco,
nel contrasto interno tra negativo e positivo,
un sole quadrato
che si riflette sul fiume.
Non sul mare, sul fiume.
E in che direzione scorre questo fiume?
Per scoprirlo occorre seguire
lo spessore sottile della sorgente
che diventa spessore più marcato.
Da destra a sinistra,
ovvero verso il passato.
Luigi Pericle,
come un pittore impressionista
che dipinge all’aperto,
si siede sulla sponda sinistra del fiume.
Ogni persona che vuole riflettere,
recandosi presso un fiume,
ha due possibilità
per essere in sintonia con il fluire dell’acqua:
se vuole meditare sceglie la sponda sinistra,
se ha progetti per il futuro,
sceglie la sponda destra.
Allo stesso modo,
nei geroglifici egizi,
quando il faraone era scolpito
col piede sinistro in avanti,
si rappresentavano le sue imprese,
le gesta gloriose compiute, il passato.
Quando invece,
il faraone era scolpito
con il piede destro in avanti
si rappresentavano i suoi programmi,
il futuro.
Tornando a questa specifica
opera di Luigi Pericle,
visualizzata in alto,
cosa accade oltre i confini delle sei linee?
Non accade nulla.
Le sei linee nere formano infatti un territorio,
uno stato indipendente, un’isola nell’oceano
e quello che accade fuori,
nel contesto di questo quadro,
non è importante, non interessa,
Importa solo quello che accade dentro:
il sole quadrato,
segno di luce e razionalità
e il fluire del fiume.
Il fiume è lineare,
così come è rappresentato.
In realtà sappiamo che,
tracciando una linea retta
tra la sorgente e il mare
il fiume, con i suoi meandri,
compie in media
un tragitto superiore di 3,14 diviso due
rispetto alla retta via.
Il pigreco influisce quindi
sul libero arbitrio del fiume
e sulla sua decisione
di accarezzare le radici della quercia,
sentire più da vicino
i rintocchi del campanile,
precipitare con un brivido
in mezzo a quei sassi.
Il fiume non ha paura:
è precipitoso senza avere fretta,
crea un vortice di energia
e continua a scorrere.
Nel suo letto sogna.
A volte sembra perdere tempo
in questioni futili
come levigare le pietre
ma in realtà non ha dubbi
sul fine della sua Impresa.
Il mare per il fiume corrisponde all’amare.
Stessa cosa accade
nell’esistenza delle persone.
Fasi della vita così diverse,
scelte apparentemente incongruenti
determinano il formarsi della persona,
del suo carattere e,
di conseguenza,
forgiano con un susseguirsi ritmico
di acqua e di fuoco,
di nero e di bianco
un’opera vitale straordinaria.
La marmotta Max,
disegnata da Pericle nel 1953
è un segno grafico del destino.
Luigi Pericle raggiunge un notevole successo
e un riscontro economico
grazie a un disegno apparentemente frivolo
che conquista l’Europa,
gli Stati Uniti e il Giappone.
In realtà la marmotta è saggezza pura.
Per Pericle e per la sua ironia, è il massimo,
infatti la chiama Max.
La marmotta va in letargo,
dorme, sogna
e si gode il silenzio della sua tana.
Probabilmente Max
entrava in un mondo onirico
a cui non poteva accedere
nell’intricarsi caotico
del bosco e del sottobosco.
Così Luigi Pericle,
visibilia ex invisibilibus,
immagina la sua isola,
frutto tangibile
di un invisibile pensiero.
Il caso sincronico gli regala
l’opportunità di isolarsi
e lui utilizza questo tesoro
per approfondire e,
citando i titoli di un libro
che mai potrà leggere,
il libro della sua opera,
“per andare oltre il visibile,
per trovare nell’arte
la bellezza assoluta,
la propria dimensione spirituale,
per trovare le chiavi visive
che danno accesso
a stati di coscienza aumentati,
per generare l’estetica dell’astronautica
e del varco stellare.”
Ricorro quindi a queste magistrali parole
suggerite idealmente da Luigi Pericle
e scritte dai suoi stimati ammiratori,
conoscitori e scopritori
quali Marco Pasi, Luca Bochicchio,
Chiara Gatti,
Andrea e Greta Biasca-Caroni,
per esprimere il mio pensiero coincidente
e l’affinità che sento forte.
Perché Logogenesi è così preziosa?
Semplice.
Perché unisce la linea orizzontale della materia,
ovvero l’opera, il mestiere,
con la linea verticale dello spirito,
ovvero il modo di compiere
ogni gesto quotidiano in modo luminoso,
orientato verso una luce superiore.
Nel punto d’incontro tra orizzontale e verticale,
in quel fulcro visivo
si concentra il Simbolo dell’Impresa.
Perché l’opera di Luigi Pericle
è così preziosa?
Per lo stesso semplice motivo.
Perché unisce
la linea orizzontale della materia,
l’opera d’arte, il tratto pittorico,
la tavola composta con tecnica mista
con la linea verticale dello spirito.
La linea verticale seguita dai pionieri.
La linea spirituale
che Hilma Af Klint aveva tracciato
cinque anni luce prima di Kandinsky.
La luce spirituale che Luigi Pericle
annusa nella tana buia della marmotta,
sente come una scossa
nella corrente del fiume della sua esistenza,
vede nel suo luminoso rifugio di Ascona
in cui la vera ricchezza
non era solo l’incanto
di un luogo donato da un Magnifico
ma l’arte di gestire il tempo,
di perseguire l’importante
tralasciando ciò che è urgente
per accedere,
magari attraverso la ghiandola pineale,
al mondo onirico
che unisce il prima e il dopo.
Andare oltre non serve
se distruggi la porta dell’evoluzione.
Il codice Logogenesi numero undici
è il segreto.
Il numero dodici è il racconto:
la diffusione virtuosa del segno
attraverso la sua narrazione.
Segno che diventa portale evolutivo
per i pochi che se ne avvertono la bellezza
e lasciano socchiusa
la porta di quella circostanza.
L’opera di Luigi Pericle,
è quindi il portale
a metà tra le due dimensioni.
Il portale si apre
nell’opera reale
sulla quale l’artista ha respirato
ma si manifesta anche in una immagine,
nella pagina di un libro,
nella frequenza del verbo,
nella vibrazione di una frase
o semplicemente nella memoria
che funge da rampa di lancio
per andare alla conquista dello spazio
sempre mossi da amore e conoscenza.
Concludo con una citazione dell’artista.
“Possono esserci innumerevoli motivi
che risvegliano il desiderio
di attività artistica
ma c’è solo una forza motrice
che ci fornisce la spinta necessaria
per tutta la vita:
l’amore completo e disinteressato.”
(Luigi Pericle)
Grazie.
Grazie a chi crea l’Opera.
Grazie a chi crea il Valore
che fa vivere l’Opera
oltre i confini della limitata esistenza.
Sergio Bianco, Logogenesi
#LuigiPericle #SergioBianco #Logogenesi #iCodiciDellaLogogenesi
#LogoDesign #CreazioneLogo #Simbologia #Naming
#IdentitàVisiva #BrandingStrategico #GraphicDesign #BrandIdentity
#DesignEsclusivo #Simbologia #BrandStrategy
#EvoluzionediImpresa #BrandingOlistico
Una riflessione profonda sull’arte,
la creazione simbolica e l’opera di Luigi Pericle.
Sei tratti di pennello aprono un portale
tra materia e spirito.
Le metafore del fiume e della marmotta
sono un invito a vivere
il circostante
e ad esplorare dentro noi stessi.