Sposalizio della vergine: firma sbilanciata di Raffaello
Nei prossimi articoli
scelgo di concentrarmi sulla scrittura
presente in tre opere di Raffaello:
lo sposalizio della Vergine,
dipinta nel 1504,
la Stanza della signatura,
dipinta dal 1509 al 1511
e la Fornarina ,
dipinta nel 1518-1519.
Oggi esaminiamo
Lo Sposalizio della Vergine.
Nella mia visione
l’arte assoluta di Raffaello
non subisce alcuna inflessione
nel corso degli anni
e nessuna progressiva maturazione.
Il tratto pittorico è sempre perfetto
nel quadro generale
e anche nella ricerca minuziosa
dei particolari.
Planando con visione ampia
sui capolavori del Maestro,
siamo pervasi dalla Bellezza:
composizione armonica dei corpi,
profondità dei paesaggi lontani,
geometria architettonica,
ricami dorati delle vesti,
finiture delle bordature,
perfezione sottile delle aureole,
ricerca della luce,
dettagli dei bottoni,
intrecci armonici
delle acconciature femminili,
costruzioni prospettiche.
L’apoteosi della perfezione
si manifesta nella campanella
presente insieme a un codice miniato
nel ritratto di Leone X.
Diversamente,
nel dominio del lettering,
ovvero della scrittura
e del posizionamento delle lettere,
si notano differenze,
e anche alcune incertezze
derivanti dall’affrontare
un dominio nuovo:
la composizione della singola lettera,
della parola o della frase
in rapporto allo spazio
nel quale campeggia.
Lo sposalizio della Vergine
presenta una scenografia prospettica
simmetrica sull’asse centrale.
Alle spalle di Giuseppe e Maria
e delle persone che accompagnano gli Sposi,
si apre un ampio scenario prospettico.
Otto gradini conducono al tempio
che si staglia al centro.
Nel frontone centrale del tempio stesso
è scolpita la firma dell’artista:
RAPHAEL URBINAS.
Sotto la firma,
agli estremi sinistro e destro
dell’arcata centrale
è suddiviso l’anno 1504,
espresso in numeri latini.
Osservando le lettere della firma
RAPHAEL URBINAS
si notano alcune imperfezioni:
la seconda A è leggermente ristretta
rispetto alle prima A.
La lettera I e la N sono troppo attaccate
causando una fastidiosa densità visiva.
Si nota soprattutto come Raffaello,
sorprendentemente
non centri la firma in modo preciso:
la firma è spostata a sinistra.
La firma è un momento
di grande emozione
per qualsiasi pittore che la appone.
Sembra che Raffaello, nella firma,
perda il controllo
dello spazio disponibile,
come se non lo avesse calcolato bene.
Azzardo che Raffaello,
di fronte all’atto finale della firma,
si sia illuso di essere forte e sicuro
in un dominio che lo affascinava
(la composizione del carattere)
ma che invece, in quel tempo,
non padroneggiava completamente.
Raffaello agisce quindi senza rete,
senza precauzione
e senza utilizzare, probabilmente,
sagome di prova disegnate a parte
incrinando così la simmetria generale
da lui stesso concepita ed enfatizzata.
Una leggerezza insolita
nel contesto di un quadro perfetto
in ogni dettaglio.
Inoltre la data MDIIII è sbilanciata:
la D tocca l’arcata di destra
e si crea uno sbilanciamento
causato dalla dimensione eccessiva del corpo
e dalla divisione arbitraria dei numeri.
MD IV avrebbe risolto in modo più semplice
rispettando l’equilibrio centrale.
M e V sono lettere
che si compenetrano
nella visione speculare
e il bilanciamento
tra sinistra e destra,
con questa impostazione,
sarebbe stato perfetto.
Questo dimostra che la conoscenza
e l’applicazione del Metodo Logogenesi
sono basati su regole senza tempo
che Raffaello stesso,
ne sono certo,
avrebbe colto al volo
come preziosi suggerimenti
per il potenziamento della sua Impresa:
la sua opera d’arte.
Invece, nella magnifica realtà
che è sotto gli occhi di tutti,
tali imperfezioni compositive
sono amplificate
dall’enfasi egocentrica
di posizionare il proprio nome
al centro del quadro
e al centro dell’Attenzione,
nel bene e nel male.
Sergio Bianco, Logogenesi